Memorie Notturne di Sogni Diurni è l’album d’esordio di Karrambah, artista proveniente da Milano, già film maker e fotografo professionista.
Il disco si apre con Beat in G, brano dai tratti estremamente psichedelici, che ricorda molto le sperimentazioni dei primi Pink Floyd. Un magma sonoro di loop che ne compongono l’essenza, tenuti legati da quella che è una melodia, o, per meglio dire, un giro armonico, che si cela dietro questo marasma di onde. Nella parte finale del brano possiamo udire un synth che, similmente, riproduce l’effetto definito “gabbiano” di Gilmour.
Con Brama, seppur estremamente psichedelica, entriamo in un universo più tribale, dispersivo e angosciante. Ricorda ciò che può essere il viaggio astratto e ignoto di un rituale sciamano.
Cori è anch’essa un gioco di synth e loop, in una composizione dove i suoni si distorcono, si spezzano, si aprono e si chiudono in un vortice che si libra nell’animo, nel quale le aggiunte di elementi naturali, come il suono dell’acqua, rendono il tutto più mistico e intrigante.
Le acque tendono a calmarsi in Mantra, che appare più soffice e delicata, seppur composta da suoni molto acidi. Interessante anche qui come i suoni della natura, si fondono a questo insieme di sintetizzatori.
Pam-Pam-Ra da l’impressione di essere un inno primitivo agli dei. Anche qui fusioni di suoni mistici che ne compongono l’essenza.
Torna il clima angosciante in Resonator, toccato, questa volta, in modo decisamente più fiabesco. Il sound torna a farsi enigmatico e tormentoso, quasi nell’assenza di suono, con un continuo respiro che si protrae per tutto il brano. Nel finale una voce decisamente inquietante, chiude questo climax.
Riverbera e un gioco di voci e per la prima ed unica volta si possono udire parole. Forse un cantico a quella che è l’attrazione ed il piacere che l’artista prova verso la natura.
Un disco decisamente sui generis, caratterizzato da una grande voglia di sperimentazione sonora, che spinge l’artista verso frontiere dell’astrattismo e verso una sorta di scomposizione musicale.
Psichedelia pura è quella che emerge dall’ascolto, resa molto interessante dall’inserimento di suoni naturali e climax decisamente mistici. Certo non che non sia stato fatto anche questo nella storia ma Karrambah ci offre la sua particolare visione di tutto questo. Una visione ben strutturata e ben udibile.
Un album che vale davvero la pena ascoltare, anche se non appassionati del genere, per vedere cosa si può fare con il suono se lo percepiamo come astratto.
Link per lo streaming dell’album:
https://open.spotify.com/album/1Av7DdOCWEObXSRL0LBnoD