Finalmente, grazie alla meritoria Providence Press, viene pubblicata anche in Italia Io sono Providence, la biografia di S.T. Joshi consacrata al leggendario H.P. Lovecraft. Non nego di essere sempre stato affascinato, oltre che dalla sua narrativa, soprattutto dal suo personaggio. Mi interessa forse di più la figura di Lovecraft rispetto ai suoi stessi racconti (che pure adoro). L’opera è stata divisa in tre volumi (questo è il primo); in seguito saranno resi disponibili gli altri. Si tratta di un volume fondamentale per chi voglia approfondire HPL. Il periodo qui preso in esame (1890-1920) si concentra sulla sua infanzia e sulla sua giovinezza e sull’educazione ricevuta. Nel libro si narra, con dovizia di particolari che rendono gustosa la lettura all’appassionato, di come Lovecraft crebbe in una famiglia agiata ma purtroppo alcuni avvenimenti nefasti, come il ricovero del padre e la morte della madre, ne minarono il carattere. La madre lo dominava in tutti i modi facendogli credere di essere talmente brutto da terrorizzare i suoi coetanei. Lovecraft piombò inevitabilmente in un periodo per lui cupo e simbolizzò le sue paure e i suoi traumi nella figura dei Magri Notturni, mostri che in sogno lo afferravano tormentandolo con i loro tridenti mentre lo trasportavano in volo. Bisogna tuttavia in parte sfatare il luogo comune che lo vedeva come un recluso (il cosiddetto “Solitario di Providence”) ma è indubbio che siamo di fronte ad una personalità particolare e di levatura superiore rispetto alla media. Quand’era bambino era infatti solito giocare con i suoi coetanei (fra cui importanti furono i fratelli Munroe). Per lui durante l’infanzia fu fondamentale la figura del nonno Whipple V. Phillips (che fece le veci del padre ospedalizzato a causa della sifilide) che, con la sua grande cultura, mise sulla giusta strada il bambino il quale, anche grazie a lui, si appassionò al mondo classico e alla storia degli antichi romani. All’epoca HPL si considerava un fervente pagano. Wipple Phillips era inoltre un amante della letteratura gotica (in particolare della Radcliffe) e apparentemente meno di Poe. Tuttavia fu proprio la lettura di Poe a dare un vero e proprio scossone nervoso a Lovecraft. Come scrisse lo stesso HPL: “Prima di Poe la maggior parte degli scrittori weird avevano lavorato in gran parte al buio; senza una comprensione della base psicologica del fascino dell’orrore, e ostacolati dal pressapochismo o conformità a certe convenzioni letterarie insignificanti come il lieto fine, la virtù premiata, e in generale un didattismo morale vacuo […] Poe, d’altra parte, percepì l’essenziale impersonalità del vero artista: e sapeva che la funzione della narrativa creativa è semplicemente quella di esprimere e interpretare gli eventi e le sensazioni come sono, indipendentemente da ciò a cui propendono o da ciò che dimostrano – buono o cattivo, attraente o ripugnante, stimolante o deprimente – con l’autore che agisce sempre da cronista vivido e distaccato piuttosto che da insegnante, simpatizzante, o venditore di opinioni”. Fra il 1919 e il 1921 conobbe la narrativa di Lord Dunsany che per lui rappresentò un’influenza molto importante nella prima fase della sua narrativa (oggi i cosiddetti “racconti dunsaniani” ci appaiono i più noiosi della sua produzione). Ebbe modo di leggere la narrativa dell’altro suo grande maestro Arthur Machen solo nel 1923 e quella di William Hope Hodgson (molto importante nel definire il suo orrore cosmico) solo nella fase finale della sua esistenza. Ha avuto una comprensione profonda della narrativa weird, un genere di cui conosceva i meccanismi e che ha rinnovato profondamente spostando l’orrore dagli antichi e vecchi orpelli gotici al cosmo. Fra le sue passioni dell’epoca, oltre alla letteratura fantastica e all’amore per “l’antico e il perenne”, c’era anche la scienza (divenne un chimico provetto). Si interessò inoltre di astronomia e ipotizzò l’esistenza di Plutone prima della sua scoperta. Punto dolente fu il suo essere razzista (in una lettera si definisce orgogliosamente antisemita). Purtroppo oggi Lovecraft viene bruciato tutti i giorni sul rogo da pietose campagne all’insegna del politically correct che lo dipingono come un misogino razzista. Come se l’arte dovesse essere didattica e veicolare messaggi rassicuranti. Io rivendico all’arte la caratteristica di essere anche immorale. Sono sinceramente amareggiato e disgustato da tutto questo veleno immotivato ma viviamo in tempi oscuri. Lovecraft, come tutti, era un figlio dei suoi tempi, e questo libro ce lo restituisce in tutta la sua umanità.
Io sono Providence. La vita e i tempi di H.P. Lovecraft volume 1: 1890-1920
Autore: S.T. Joshi
Editore: Providence Press
Prezzo di copertina; € 29,00
a cura di Cesare Buttaboni
(caesar1471@gmail.com)