Il progetto solista di Matteo Venegoni (ex Nekrosun) ha in sé lo spirito di chi continua ad accostarsi al metal con l’intenzione di far male, di dar un pugno nelle costole all’ascoltatore. Gli ingredienti base ci sono tutti, suoni grossi e mordenti, riff oscuri, arpeggi contorti, batterie precise e muscolari.

Vi si rintracciano dentro influenze più o meno esplicite, e scorrendo il disco, alcuni brani si aggrappano all’attenzione di chi ascolta per l’incisività della composizione in sé.

E’ il caso di Dark vibes che inizia con un chiaro intento “groovy”, proprio dei riff vorticosi alla Lamb of God. Per la verità questo elemento é uno dei più costanti dell’intero album e compare soprattutto in canzoni come Only One, in cui anche il cantato ricorda il trasformismo vocale e duttile alla Randy Blythe.

Delirium in alcuni punti come soprattutto il finale, strizza l’occhio a qualcosa di più “vecchio” come i breakdown taglienti dei Pantera, tutto sommato in modo molto filologico con lo spirito essenzialmente Groove-metal dell’album.

Le mosche bianche del disco si possono rintracciare in Stream of consciousness, citazione Joyceiana per una canzone in cui forse sarebbe stato opportuno fondere meno elementi e in maniere più omogenea, ma che comunque non crolla per qualità; Warrior, che oltre che per il titolo evocativo, ci esalta perché ci sentiamo dentro uno dei progetti più underground di un mostro sacro come Abbath, sia per l’andamento marziale, che per le tracce di cantato sporco e intonato che il noto black metaller di Bergen usa in quella sua sfaccettatura heavy; Forgive us, il vero canto di redenzione, che con le sue atmosfere armoniche più luminose rende la chiusura del disco non scontata, senza perdere minimamente di intensità.

Matteo Venegoni nel suo Detevilus Project mostra il mestiere, le doti tecniche di chi il metal lo sa fare, scrivere, suonare.

Forse il disco avrebbe avuto ancor maggiore mordente se si fosse rinunciato ad inserire un così grande ed eterogeneo numero di elementi caratterizzanti, focalizzando l’attenzione sul modo più diretto di concepire le composizioni, che, al netto di tutto, riesce comunque a venir fuori. Il nostro giudizio è nettamente positivo.

Streaming Spotify: https://open.spotify.com/album/0IOubjURsHlGwNQThtLiYQ

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