La Storia di Red Hanrahan di William B. Yeats

La Storia di Red Hanrahan di William B. YeatsPremio Nobel per la letteratura nel 1923, William B. Yeats è conosciuto come uno dei migliori poeti irlandesi vissuti a cavallo tra la fine dell’ottocento e i primi del novecento. Attento studioso di occultismo nonché del folklore celtico, il suo nome è legato in particolare al ruolo di Grande Maestro dell’Ordine Esoterico della Golden Dawn, la società segreta di ispirazione cabalistica-massonica fondata nel 1888 a Londra, che vide tra le sue file scrittori del calibro di Arthur Machen, Algernon Blackwood, Dion Fortune, Sax Rohmer, Lord Dunsany, Arthur Conan Doyle e la “Grande Bestia 666” Aleister Crowley.
Fin da sempre divulgatore della tradizione irlandese, Yeats ha da sempre cercato di rappresentare la cultura del suo popolo interessandosi in modo particolare alla poesia e alla raccolta di fiabe irlandesi. Non di sua prioritaria elezione, si è comunque messo in mostra anche quale narratore come dimostra un testo quale Rosa Alchemica.

L’antologia/romanzo La Storia di Red Hanrahan è una di via di mezzo tra le due passioni dell’autore. Yeats propone le vicissitudini del dotto poeta e paroliere Hanrahan, articolandole in sei brevi capitoli (alcuni dei quali superflui) non sempre ben collegati tra loro e aventi valenza di racconti interconnessi. L’artista, un tempo maestro e cantautore d’eccezione, è ridotto allo stato di nomade. Si trasferisce di continuo per i boschi e le campagne d’Irlanda senza trovare pace alcuna. Su di lui grava infatti una maledizione subita la vigilia della notte di Samhain, per mano di un misterioso vecchio, proveniente dalla Francia, dotato di poteri paranormali. Astante in un’osteria, Hanrahan è stato ipnotizzato dal misterioso individuo mediante l’utilizzo di uno speciale mazzo di carte da gioco. Un evento che ha sgretolato i propositi di vita dell’uomo, ormai prossimo a sposare la sua amata (che non vedrà mai più). Costretto a inseguire nella foresta una lepre braccata da una muta di cani (generati dal sortilegio del vecchio), Hanrahan perde ogni contatto con la realtà, preda di un mondo fittizio e menzognero. Plagiato da una distorsione temporale che trasforma un battibaleno in un anno di vita, si trova perduto in meandri di stampo prettamente fantastico, incapace di ritrovare il bandolo della matassa.
L’aria della stregoneria è costantemente percepibile, ben estrinsecata dalla presenza di quattro vecchie poste a presidio di una ragazza di rara bellezza, ma schiava di un sonno perenne. Yeats cita vagamente Carroll (Alice nel Paese delle Meraviglie, Alice entra nel mondo fatato inseguendo un coniglio) trasferendo il suo personaggio in una dimensione aliena che lo allontana dalla vita per un periodo che ad Hanrahan sembra di una notte, ma che in realtà corrisponde a dodici mesi.
Sul poeta, da principio smemorato, iniziano a circolare strane voci: si mormora che su di lui gravi una maledizione e che la sua presenza sia indice di sventure; intanto la sua amata si è sposata con un altro uomo e la cosa non viene accettata dal poeta. Ferito nell’animo, Hanrahan si trova a dover emigrare di continuo, trovando consolazione solo nel decantare canzoni ai quattro venti o a gruppi di giovani a cui si manifesta in vesti di maestro. I concittadini, pur riconoscendogli l’immenso talento, non vogliono avere a che fare con lui (accettano di sentirlo cantare ma nulla più), c’è persino chi escogita stratagemmi per sbatterlo fuori di casa. L’animo di Hanrahan è distrutto e ferito, al punto da renderlo vendicativo: “quando la gente della terra d’Irlanda gli fa male, lui conosce il modo di darle male per male”.
Yeats condisce la storia (dai chiari contorni fiabeschi), con spruzzate oniriche (poche, per la verità) e soprattutto con una massiccia dose di malinconia che culmina in un epilogo che propone un Hanrahan, ormai vecchio, destinato ad aver vita felice solo nell’aldilà, dove dominano gli spiriti del Popolo Eterno.
Yeats rappresenta, attraverso il suo protagonista, l’archetipo del poeta romantico ma maledetto, destinato alla sofferenza perenne. Non mancano stralci di poesia, impreziositi da una musicalità nella scelta delle parole purtroppo intralciata dalla traduzione italiana. Al di là dell’ottimo capitolo iniziale, la noia scende a farla da padrona e rende il testo degno di recupero solo per gli studiosi e gli estimatori del poeta.
Il volume è assai breve, anche in considerazione del formato tascabile (15.50 cm * 10,50 cm), particolarità che lo rende leggibile in poco meno di due ore. Nel complesso, pur se elegante nella prosa, si rivela piuttosto deludente, soprattutto alla luce della firma apposta sul progetto.
Tra i passaggi criptici è opportuno evidenziare l’atteggiamento del vecchio a inizio racconto. Costui manovra carte facendo espresso riferimento ai semi del mazzo: “Picche e Quadri, Coraggio e Potere; Fiori e Cuori, Conoscenza e Piacere”. Connessi ai semi sono altresì le quattro streghe, che si esprimono con frasi dal retrogusto di una sentenza di condanna. “Non ha alcun desiderio di noi; E’ debole, è debole; Ha paura; Ha perso il senno. Echtge, la figlia di Mano d’Argento, dovrà dormire ancora. E’ un peccato, un gran peccato!”
Piccolo tassello di quella narrativa a matrice esoterica che caratterizzava la Londra della prima decade del novecento. Non è certo un capolavoro, ma resta comunque una lettura con alcuni momenti capaci di imprimersi nei ricordi del lettore.

William Butler YeatsL’AUTORE
Wiliam B. Yeats nacque a Dublino il 13 giugno 1865. Fu poeta, drammaturgo e scrittore. La sua formazione culturale, sensibile alle tendenze decadenti e simboliste dell’epoca, fu influenzata dalle radici esoteriche della tradizione irlandese. La potenza visionaria e la ricchezza stilistica dei suoi versi gli valsero il Premio Nobel per la letteratura nel 1923. Morì il 28 gennaio 1939.

 

La Storia di Red Hanrahan
Autore: William Butler Yeats
Editore: Galaad Edizioni
Collana: Lilliput
Pag.:102
Prezzo di copertina: € 7,00

a cura di Matteo Mancini
(goldenmancho@libero.it)

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