Tenet – Il cinema labirinto di Christopher Nolan

Tenet - Il cinema labirinto di Christopher Nolan“…Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora. Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all’articolazione del femore e l’articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui.
«Svelami il tuo nome».
«Perché mi chiedi il nome?».
(Gn 32,23-31).

In Tenet il Protagonista nel Freeport di Oslo ferisce l’uomo in maschera al braccio.
Poi si accorgerà di aver ferito se stesso, come Giacobbe.
Questa la grande metafora di Tenet. Il suo centro emotivo e filosofico è la lotta nel Freeport.
Tenet frame 1Il Protagonista chiede all’uomo in maschera ovvero a se stesso “Chi sei?” ovvero “Chi sono?” ed è la domanda che ci facciamo tutti più volte al giorno, il vero mistero che nemmeno il Protagonista pur tra inversioni e contro inversioni, riuscirà a sciogliere. L’uomo è l’eroe della sua vita, una vita di rinunce, perdite, tradimenti, nella quale passato e presente, amore e odio, inizio e fine si confondono.
Questo il senso profondo di Tenet nascosto come un tesoro in immagini straordinarie, lotte, esplosioni, invenzioni, passato e presente. Come un beffardo autore di polizieschi, Christopher Nolan mette ogni indizio sotto il naso del pubblico, dissimula, nasconde “la lettera rubata” lì dove tutti possono vederla, in modo che pochi la vedano. Ogni film di Nolan è un labirinto e lui ce lo dice apertamente dall’inzio perché il logo di Sincopy, la sua casa di produzione che compare sempre nei titoli di testa dei suoi film, è un labirinto.
Tenet frame 2Nolan, nei suoi film, più che ai drammi dei singoli guarda al dramma dell’umanità, non piccole storie, ma la storia di tutti.
I suoi film sono metafore, parabole, perfino bibliche, dell’esistenza. È questo, oltre al perfezionismo tecnico, il suo vagare tra i generi, il proporre ogni volta sfide impossibili, qualcosa di mai visto, di impensabile, che lo avvicina a Stanley Kubrick.
Nel trailer, che prevedeva la riproposizione di Inception dieci anni dopo, Nolan riconosceva il contributo di Leonardo Di Caprio al film, nel renderlo più emotivo, coinvolgente. Ed è vero, Inception ha le stesse infinite spiegazioni di Tenet, eppure non ne risente la temperatura emotiva, per il forte dramma personale vissuto da Don Cobb interpretato da Di Caprio. L’adamantino protagonista di Tenet non ha un dramma personale, ma una missione e il suo coinvolgimento emotivo giungerà durante essa, mentre per Cobb “rivedere il volto dei figli” è dall’inizio la molla del film e dell’azione.
Nessuno si è accorto che in Tenet il Protagonista, per tre volte siede al tavolo di un ristorante, ma non mangia o beve mai. Nel periodo trascorso nel faro lo vediamo allenarsi, mai nutrirsi. Nel Freeport ordina un espresso, ma nella scena successiva ce l’ha ancora, non l’ha bevuto. Quando incontra Neal ordina un’acqua tonica, non lo vediamo bere. Prima ancora che Cat finisca la telefonata con cui lo chiama perché teme di essere uccisa, il Protagonista è nell’auto per uccidere Prai. E dall’auto vede la stessa Cat mentre lo chiama, com’è possibile? Per lui il tempo è circolare, inizio e fine coincidono. Neal nel salutarlo per sempre gli dice: ci vediamo all’inizio.
Personaggio enigmatico, costruito con estrema cura, il Protagonista sfugge ad ogni interpretazione semplicistica, è oltre il tempo, è nell’eternità, mangiare e bere non serve…
Film sull’esistenza, ontologico, Tenet è ispirato ai film di James Bond. È pure detto con chiarezza: “Viviamo in un mondo crepuscolare – Non ci sono amici al tramonto”
Il mondo delle spie è sempre crepuscolare poiché privo di qualsiasi illusione sul genere umano, la cui duplicità bestia/Dio non è mai mostrata con più chiarezza che nelle spy story.
Tenet frame 3Dei film di 007 Tenet ha la struttura: il breve film introduttivo, l’incontro con M, l’incontro con Q che fornisce le armi a Bond, il tentativo di infiltrarsi nell’organizzazione del distruttore del mondo di turno, la donna (Cat) nemica/amica, falsi accordi, tradimenti e inganni, finale che, con la conquista della bella, Nolan trasforma in un malinconico addio.
Il Protagonista proteggerà Cat nel tempo, ma non l’avrà; in questo Sator trionfa e il Protagonista perde, un’inversione…
Una struttura facilmente riconoscibile, sviluppata con logica ferrea. Nolan l’adatta alle sue tematiche: il doppio, la memoria, il labirinto dell’inconscio, ma la svolge in modo lambiccato, nel tempo, una delle sue ossessioni. Questo rende il film complicato a una prima visione e forse anche alla seconda, il suo cuore tematico difficilissimo da cogliere per chi non è molto, ma molto attento e dotato di capacità di collegamenti spesso arditi.
Perfettamente logico Tenet, ma carente nella drammatizzazione delle informazioni che non possono essere semplicemente “dette”, perché a cinema e a teatro, lo spettatore non può tornare indietro e rileggere, come il lettore di un libro.
In Tenet Nolan si è comportato come un attore che reciti troppo velocemente le battute.
Curiosamente questo grande regista che della perfezione dell’immagine ha fatto un principio estetico, usa troppe parole e non sa sempre raccontare per simboli. Strano per chi si era inventato la trottola di Inception.
Ma a ogni visione, come i classici, Tenet regala nuovi significati e suscita ammirazione per la meravigliosa struttura drammaturgica, in cui ogni segmento s’incastra alla perfezione nel labirinto.

Tenet
Anno: 2020
Regia: Christopher Nolan
Attori: John David Washington, Robert Pattinson, Elizabeth Debicki, Aaron Taylor-Johnson, Clémence Poésy, Michael Caine, Kenneth Branagh, Dimple Kapadia, Himesh Patel, Fiona Dourif, Andrew Howard, Martin Donovan
Paese: Gran Bretagna, USA
Durata: 149 min
Distribuzione: Warner Bros. Pictures
Sceneggiatura: Christopher Nolan
Fotografia: Hoyte van Hoytema
Montaggio: Jennifer Lame
Musiche: Ludwig Goransson
Produzione: Warner Bros. Pictures, Syncopy

a cura di Gianni Solazzo
(gianni.solazzo@gmail.com)