Ben ritrovati.

Oggi parleremo di Sherlock Holmes e la minaccia di Cthulhu (Sherlock Holmes vs Cthulhu: The Adventure of the Deadly Dimensions), romanzo di Lois H. Gresh che unisce il mondo del detective di Baker Street creato da Sir Arthur Conan Doyle a quello dei Miti di Cthulhu frutto della fantasia di Howard Phillips Lovecraft.

Lois Gresh – sei volte autrice bestseller del New York Times – viene ritenuta un’esperta di Lovecraft e ha pubblicato lavori raccolti in antologie come The madness of Cthuhu e Black Wings of Cthulhu.

Sherlock Holmes e la minaccia di Cthulhu – La trama

  1. Una serie di spaventosi delitti turba Londra.

Ben presto vengono trovati nell’East End dei resti umani difficilmente riconoscibili come tali, che si pensa siano stati mangiati. Attorno a essi vengono rinvenute delle ossa una delle quali sferiche e ornata da strani simboli, che non possono essere stati tracciati da mani umane. Le vittime sembrano essere state uccise dall’interno, e i loro resti sparsi ovunque nel luogo del delitto.

Sherlock Holmes e il suo fidato amico e biografo, il dottor John Watson, ora felicemente sposato con Mary e padre del piccolo Samuel, tornano a lavorare insieme sui preoccupanti casi.

I due trovano nello stabile di Willie Jacobs – il figlio di una delle vittime – un’impressionante macchina tramviaria composta da numerosi tubi che sbuffa come se fosse viva, e che realisticamente ha già ucciso diverse persone.

La macchina è stata costruita da Theodore Jacobs a partire dai progetti di un suo trisavolo e nello stabile è presente anche dell’oro.

La macchina sembra stia crescendo, ovvero sta ampliando le proprie estremità in senso telescopico, e nemmeno la polizia riesce a comprenderne la natura o a fermarla. Due agenti di polizia vengono uccisi da queste strane mutazioni, che hanno posto fine alla vita del suo stesso creatore.

A quanto pare non è possibile affamare l’enorme creatura di metallo togliendole l’alimentazione, perché diventa più violenta e causa danni ancora peggiori. Sorprendentemente, essa produce con una reazione chimica da piombo, fosforo e un misterioso catalizzatore, delle vere e proprie pepite d’oro. Di questo sicuramente è al corrente il professor Fitzgerald, che aveva finanziato a Jacobs la costruzione della macchina, a partire da progetti espressi in strani simboli e riportati su una antica pergamena in pelle di animale.

Le strane morti non sembrano voler terminare. Parlando con Kristoffer Beiler, Holmes e Watson scoprono che suo padre Amos, un famoso mobiliere, è stato ucciso dalla sua stessa creazione.

I Beiler sono famosi per le loro litanie in lingue sconosciute e nella loro casa viene trovata una copia di un libro antico, il Dagonite Auctoritatem, che risulta doloroso anche solo a toccarlo.

Dai resti delle viscere di Amos Beiler, il duo rinviene peli intrisi di barbigli non appartenenti a nessuna specie animale nota all’uomo.

Una notte, mentre si trovano in una locanda nelle vicinanze, odono passi della Norma recitati insieme a blasfeme litanie. Nei dintorni trovano del vischio, che si trovava anche in casa di Fitzgerald.

Il caso sembra legato al numero tre: tre sono le vittime vicino alla macchina del tram, tre sono le ossa sferiche vicino al corpo di Jacobs, tre sono le teste di leopardo sulle bretelle di Kristofer Beiler, e la pergamena di questi accenna a tre pezzi di arredamento.

Nel Dagonite Auctoritatem sono presenti rete geometriche incomprensibili e un linguaggio numerico, che è anche il codice per accedere allo stabile di Jacobs. Si accorgono che, nel numero in questione,  300.000 richiama la velocità della luce, 197 il peso atomico dell’oro, 207 del piombo e 16 dell’ossigeno.

Holmes e Watson si recano da Lord Wiltshram, per indagare sul divano scolpito da Amos Beiler per suo conto. Il divano ha una forma molto insolita, resta dritto anche con sole tre zampe ed è ornato di vischio.

L’uomo ha un corpo e le palpebre stranamente rigonfi, apparentemente soffre di qualche patologia e di continui tremori.

Nella sua dimora ad Avebury trovano lo stemma di Dagon, antica divinità filistea, ma qui rappresentata come piovra squamosa con ali.
Anche i suoi servitori – che sono affiliati all’Ordine Esoterico di Dagon – lo chiamano “Lord Dagon”.

Lord Wiltshram viene ucciso per rubare il suo oro, evidentemente prodotto dalla macchina di Jacobs: questi, come Fitzgerald, vanta discendenze da antichi culti druidici neo-pagani.

A Bolois, in Francia, il duo cerca indizi sull’assassinio di Lord Wiltshar. Esplorano una serie di gallerie dove trovano incisioni di una sorta di rana gigante e Watson ha la sensazione di vedere una donna tipo la Monna Lisa, ma più maligna.

Holmes, Watson e Mary realizzano che le cifre riportate nel libro sono elementi per un processo alchemico che coinvolge il piombo, il fosforo e l’oro, oltre al ruolo di certi fenomeni astrologici. La macchina di Willie Jacobs si alimenta appunto di fosforo e questi presenta tracce di necrosi alla mascella essendo stato lungamente esposto all’elemento.

A un tratto Mary e il figlioletto Samuel scompaiono, ma Holmes deduce che devono averlo fatto di proposito. Compare il fratello del Professor Moriarty, che per suo conto gli riferisce che i loro affari sono stati ostacolati dall’Ordine di Dagon, un’organizzazione altrettanto potente della loro.

Gli chiede quindi, nell’interesse di entrambi, di ostacolare l’ordine di Dagon, e Holmes lascia intendere che se ne occuperà.

Holmes deduce che l’Ordine di Dagon adora certe divinità che ritengono risiedere in prossimità delle linee del drago (Dagon = Dragon) delle quali Lady Ashberton aveva parlato loro in termini di “linee di fertilità”.

Holmes e Watson si camuffano e si uniscono alla riunione degli adepti di Dagon, dove questi intendono accoppiarsi con donne selezionate. Vi trovano il professor Henry Fitzgerald in quella che si rivela essere un’esecuzione della Norma. Le donne sono appunto dei soprano, e Holmes e Watson riescono a salvare una bambina dalle spregevoli mire del gruppo e a fuggire, inseguite dagli orrendi e anormali Abitatori del Profondo.

Deciso a non cedere alla paura dell’irrazionale che l’Ordine di Dagon reca con sè, Holmes si muove per fermare la macchina tramviaria nello stabile di Willie Jacobs una volta per tutte.

Deducendo che la macchina reagisce violentemente ogni volta che la si prova a manomettere nell’alimentazione senza tenere conto del peso atomico degli elementi, la avvelena introducendo della sabbia al posto del fosforo e distruggendola.

Holmes e Watson partecipano camuffati a una riunione dell’Ordine, e assistono allibiti all’evocazione di presenze tentacolate da un altro luogo. L’esperimento però prende rapidamente una brutta piega e Holmes interviene, facendo arrestare Fitzgerald e i cultisti.

Il duo ha così risolto l’avventura delle dimensioni mortali, seppure come conseguenza di ciò il professor Moriarty ha ripreso il controllo della rete criminale di Londra.

Per fortuna, Mary e Samuel stanno bene e Watson può tornare ad abbracciarli.

Nell’epilogo, un cultista di Dagon di alto livello di nome Koenraad Twhaite, sulla scogliera di Half Moon Bay, che si è ripetutamente accoppiato per dare origine alle uova di Dagon, rimugina sulla sconfitta dell’Ordine a Londra e decide che Holmes e Watson dovranno a tutti i costi piegarsi dinanzi al volere degli Antichi.

Riferimenti a Lovecraft e a Sherlock Holmes

La storia costituisce una fusione dell’universo razionale di Sherlock Holmes con gli orrori innominabili e indescrivibili dei Miti di Cthulhu.

Le atmosfere presentate pendono comunque più dalla parte di Doyle che da quella di Lovecraft, siccome le indagini si svolgono nella consueta maniera razionale, pur incontrando enormi difficoltà per via della presenza di fattori inspiegabili dalla logica.

Il romanzo è ambientato nel 1890, ovvero prima di “Il problema finale”, siccome il professor Moriarty è ancora vivo e capo della sua poderosa rete criminale.

Il rito presentato nel libro ha lo scopo di far tornare gli Antichi, dicitura con la quale si intendono vari generi di esseri nel canone lovecraftiano che abitavano la Terra in tempi remoti.

Le creature citate sono essenzialmente quelle legate all’Ordine Esoterico di Dagon riferite da Lovecraft in La maschera di Innsmouth, ovvero Padre Dagon, Madre Hydra e Cthulhu, presumibilmente il 3 che ricorre nelle loro formule.

Le oscene litanie che gli adepti pronunciano sono appunto di stampo lovecraftiano e includono termini ben noti come “fh’thagn” e “dagon”.

La narrazione del dottor Watson viene interrotta da alcuni flashback dal punto di vista di Thwaite che illustra la propria mentalità da cultista che lo spinge ad accoppiarsi proprio come sono soliti fare gli Abitatori del Profondo e a sperare nel ritorno degli Antichi.

Le ascendenze dell’Ordine di Dagon vengono presentate in maniera coerente con quelle dell’Ordine Esoterico di Dagon tratteggiate in La maschera di Innsmouth, tranne che per un’ispirazione druidica del culto che non è presente in Lovecraft (nel quale il credo ha origine nelle isole della Polinesia).

Nel libro vengono introdotti concetti ispirati alla mitologia lovecraftiana seppur adattati al contesto urbano londinese della storia: le geometrie non euclidee si riscontrano in strani mobili a tre zampe che riescono comunque a stare in piedi e in ossa impilate in maniera impossibile.

Il Dagonite Auctoritatem è un libro stile Necronomicon dedicato però al culto di Dagon, pregno di conoscenze di chimica, fisica e astrologia, utili alle celebrazioni del culto.

Vengono correttamente citati alcuni elementi del canone holmesiano, come il fatto che Holmes non si interessa di astronomia (anche se in questo caso deve farlo per risolvere gli enigmi). Vengono rievocate le vicende che hanno portato Mary e Watson a conoscersi in Il segno dei quattro. Fa una comparsata il (presunto) fratello di Moriarty, che nel canone di Doyle non sembra avere legami con le attività criminali del fratello: potrebbe trattarsi comunque di uno sgherro del professore sotto falso nome.

La storia è narrata dal punto di visto di John Watson, da un lato in cerca di avventure e adrenalina al fianco di Holmes, da un lato spaventato dall’idea di perdere la felicità domestica che gli assicurano la moglie Mary e il figlioletto Samuel (quest’ultimo un’invenzione del romanziere).

Watson non fa la figura del semplice biografo del detective ma agisce come parte in causa attiva, riconosciuto da Holmes stesso come un importante elemento per le indagini. Mentre Sherlock è distaccato e dedito alla pura logica, Watson è umano e sensibile, preda continuamente di preoccupazioni per la sua famiglia.

Sherlock Holmes viene proposto in maniera abbastanza fedele al canone. Un individuo incredibilmente arguto e dalla memoria prodigiosa, cortese seppure spesso privo di tatto preso com’è delle sue elucubrazioni.

Viene implicitamente raffigurato come vergine e asessuale, al che ci si può immaginare quanto si troverebbe a suo agio in mezzo alle orge innominabili e indescrivibili dei rivoltanti adepti di Dagon fatte intuire da Lovecraft.

Da notare che mentre in Lovecraft il negare quanto di inconcepibile si è visto è condizione necessaria per sopportare a fatica il ritorno alla normalità, per Holmes si tratta di una granitica certezza. Il detective non può accettare l’idea che esistano esseri inumani provenienti forse da altri mondi e fenomeni che non rispondono alla scienza, perché se cedesse a queste convinzioni il suo mondo – e la sua mente – si sbriciolerebbero.

Perciò, con inaudita forza di volontà e titanica determinazione, continua con le sue indagini come se si trovasse di fronte a un altro dei suoi comuni casi, per quanto difficile.

Anche davanti alla presenza degli orridi Abitatori del Profondo, Holmes conclude che un giorno la scienza saprà spiegare quelle abominevoli mutazioni.

E con questo è tutto. Noi ci vediamo alla prossima.

 

SHERLOCK HOLMES E LA MINACCIA DI CTHULHU
di Lois H. Gresh
Genere: Horror
Editore: Fanucci
Collana: Narrativa
Pagine: 480
Traduttori: Evelina Croce
ISBN: 9788834738283
Prezzo: € 16,90

 

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