Worship è il nuovo EP presentatoci da Andrea Agosta, pubblicato dalla label indipendente Isulafactory.

Andrea Agosta, dopo il suo singolo Ruins, torna con queste fantastiche cinque tracce il cui filo conduttore è l’orizzonte. Un orizzonte interiore, psicologico, che accumuna tutte e cinque le composizioni suscitando da esse la spiritualità, ricerca di un’avventura interiore, approfondimento della propria coscienza (cercando di capire chi siamo e cosa vogliamo realmente) e infine una realizzazione alternativa della propria personalità che entra nettamente in contrasto con la visione materialistica dei nostri tempi.

Worship di Andrea Agosta, traccia per traccia

Andiamo con ordine. Con Hymn si ha il benvenuto e ci si addentra fin dai primi secondi della traccia all’interno del nostro percorso psicologico. Synth e basso si accompagnano nel pezzo e ci sembra di ascoltare una voce in cerca di aiuto. Quella è la nostra voce, la voce della coscienza che sta affrontando questo viaggio spirituale per superare tutti quei limiti imposti dalla società e dalla realtà odierna, a cui sottostiamo quotidianamente. La cassa non dritta ma molto profonda a mio parere è molto simile al battere di un cuore, aumenta la sua profondità e la diminuisce in base a come gli ostacoli del nostro percorso personale vengono affrontati. Al minuto 0:17 l’introduzione del basso funge da accompagnamento alla cassa e pone l’idea di un terremoto interiore, dove tutto viene distrutto al fine di ricominciare con una nuova visione di vita. Al minuto 1:58 si arriva ad un momento di calma e quiete, una sorta di stacco sonoro formidabile. Un’introduzione con i fiocchi direi, dove senza giri di parole entriamo immediatamente nel vivo di ciò che Agosta vuole farci percepire con la sua musica.

Non appena essere stati introdotti all’inizio del nostro percorso personale, ecco che entra in gioco la seconda traccia: Nirvana, dove il suono di una cassa, non dritto come nella prima composizione, continua a possedere la somiglianza di un cuore. Il suo battere così profondo ci da la giusta carica per iniziare a trovare e affrontare la ricerca della nostra avventura interiore, entrando nel vivo della coscienza e spronandola con questo sound molto ritmico che viene accompagnato, oltre che dalla cassa e dalle tastiere, anche da colpi di piatti di batteria e dalla solita voce, che parlandoci, è come se ci chiedesse di aiutarla, di liberarla e di farla ergere.

Pyramids, la traccia numero tre, offre suoni simili a dei colpi, quasi come fossero dei schiaffi, che purtroppo siamo abituati a prendere dalla vita, presentano fin dai primi minuti questa nuova composizione. Di sottofondo stavolta però ci sono gli arpeggiatori che è come se volessero mostrarci una coscienza ed una spiritualità completamente morte, senza alcun battito che le tenga in vita. Poi arrivano dei suoni di synth smaglianti che tentano di risvegliarci dalla società a noi circostante completamente corrotta, spronando la nostra anima stravolta a combattere.

Con Their Blood, traccia numero quattro, finalmente ci siamo. Stiamo per connetterci con la nostra coscienza e la nostra spiritualià, manca poco per realizzare una nostra nuova personalità che contrasti quella corrotta dalla società odierna. Separati da un vetro che non riusciamo a frantumare e che ci divide dal sublime, subito già dai primi attimi della canzone torna a sentirsi una voce, ma stavolta in maniera molto ovattata. Quest’ultima chiede sempre aiuto e la ritmica è compulsiva, un cuore in preda all’euforia, alla rabbia, ma anche alla gioia di essere arrivati quasi alla fine di questa avventura. Gli arpeggiatori in questo sound si palesano in maniera molto più dolce rispetto alle altre tracce.

Ultima battaglia che arriva con Dust. Gli arpeggiatori si ripetono in maniera repentina. Al minuto 1:03 parte il beat ma con un’intensità stavolta molto piu bassa rispetto alle precedente canzone delle altre composizioni, proprio perché si è riusciti a raggiungere la pace interiore e a connettersi con la nostra spiritualità, arrivando alla fine di questo viaggio.

Worship, la storia della nostra vita interiore

Che dire? Andrea Agosta con Worship, a parer mio, è stato in grado di creare un racconto, la storia della nostra vita interiore, della nostra anima, coscienza e spirito. Attraverso la musica, intrecciando vari suoni ed effetti presenti all’interno di ogni traccia, ha esplicitamente mostrato la nostra battaglia interiore, distrutto quei limiti che ci obbligavano a rimanere nel “nostro posto” e dato vita a una delle ricerche ed avventure psicologiche che ognuno di noi affronta a livello mentale. Ci aiuta a capire chi siamo, cosa vogliamo e soprattutto ci da la giusta spinta per agire a trasformare il nostro IO interiore. Difficile rimanere gli stessi dopo aver ascoltato musica del genere: un turbinio di emozioni farà breccia all’interno di voi….

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