L’America che non conosci di Giorgio Borroni

Era arrivato con una corriera, come il suo solito. In mano aveva la sua fedele valigia che conteneva delle bibbie, una sega, un set di coltelli, del cloroformio e una 44 magnum se le cose si fossero messe male. Era organizzatissimo. Aveva scelto la cittadina tirando una freccetta su una carta, come sempre.
Luke era un artista, o almeno si considerava tale. Un artista della morte.
Avete presente il duplice omicidio della coppietta a Washington? I loro pezzi sparsi per tutto il loft? Era stato Luke.
La donna delle pulizie di quel riccone trovata appesa al lampadario della villa, con le sue interiora appese dappertutto a mo’ di festoni? Un lavoretto di Luke.
E quei gemelli con le teste mozzate e ricucite l’una sul corpo dell’altro? Sempre lui, perché Luke era la morte sotto le mentite spoglie di un commesso viaggiatore.
Oltre alla sua faccia gioviale e grassoccia accuratamente sbarbata, indossava sempre un borsalino, cravatta nera e camicia bianca a maniche corte. La giacca la portava sempre con sé ma non la metteva mai, perché così guadagnava la fiducia della gente, presentandosi come un tizio alla mano, uno che se ne fregava se la sua ditta gli imponeva l’uniforme: insomma, uno che era lì per vendere bibbie perché era il primo a crederci. Era così che riusciva a entrare nelle case, o in confidenza con le persone.

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