Stupenda creatura idiota di Flavio Torba

Alex
si riteneva un artista della trasfigurazione, ma non avrebbe mai
immaginato si potessero raggiungere risultati come quello che quel
giorno si era trovato davanti. ROMANZO FINALISTA PREMIO URANIA 2022

Nella
città-stato di Palmariva, la tecnologia della “trasfigurazione”
consente a chiunque di modificare esteriormente il proprio corpo.
Attecchiscono mode sempre più bizzarre e grottesche: poliziotti che
prendono in prestito il viso dai detective del cinema, dive con metà
faccia in putrefazione, gang di vandali-serpenti.

In
questo mondo sopravvive Alex, un trasfiguratore che si tiene a galla
con qualche lavoretto ai limiti della legalità.

L’incontro
con Heidi, una schiava sessuale che è tutto meno che umana, gli apre
la strada verso il tanto sognato salto di qualità, ma l’omicidio di
una ex collega e la scomparsa del proprio mentore lo metteranno a
confronto con l’ipocrisia e la vanità di un intero sistema sociale
in decadenza.

Bellissima
eppure così strana. Il suo crudo mistero trascina il lettore nel
business della bellezza al servizio del crimine.    Franci
Conforti

L’AUTORE

Flavio
Torba

è un ingegnere reggino, classe 1986, che scrive sotto pseudonimo
narrativa horror e fantascientifica.  Dopo aver mosso i primi
passi su riviste letterarie online (La
nuova carne
,
L’Inquieto,
Specularia,
Silicio),
ha pubblicato per Delos Digital i racconti lunghi di fantascienza Ora
i maestri muoiono
 e
Sotto
la Stella del Cane
.
Stupenda
creatura idiota
 è
il suo primo romanzo, finalista al Premio Urania 2022.

Stupenda
creatura idiota

Autore:
Flavio Torba

Editore: Delos Digital

Pagine
(stimate): 190

Formati:
epub (ok anche per kindle)

Prezzo: Euro 4,99




Red Dust di Giovanni De Matteo

Le nuvole sopra il kibbutz erano una spruzzata di porpora nel crepuscolo marziano. Fiumi di sabbia scorrevano nell’aria gelida dell’altopiano. All’interno del rifugio, il controllo climatico manteneva la temperatura in un intervallo costante attorno ai ventidue gradi Celsius. Sebbene non fosse Massawa nel mese di agosto, Kafir si sentiva un bagno di sudore. Trattenendo i brividi, abbassò lo sguardo al display del terminale da polso. Erano da poco passate le ventitré, tempo standard di Redline Station. Manca poco, pensò Kafir, facendosi cupo. Poi tornò a guardare fuori, oltre il perspex polarizzato che rifletteva il monitor del laptop dietro di lui, uno spettro elettrico tra le immense distese scarlatte e immobili del panorama alieno.
Da qualche parte là fuori, ormai sepolto dalla sabbia granulosa, si trovava il rover di superficie Biyouma con cui era fuggito dall’avamposto di Marsport. L’uragano che imperversava sull’altopiano aveva ormai cancellato le sue tracce. Ma l’Inseguitore, Kafir ne era più che certo, avrebbe trovato il modo per arrivare fino a lui.
Un sospiro rassegnato allentò la tensione dei suoi muscoli. Kafir rivolse uno sguardo di apprensione al fucile d’assalto akm appoggiato contro il muro. I suoi pensieri, in quel frangente, gli apparivano come fossili stratificati sotto tonnellate di roccia. Si sentiva lento, pesante, spossato e, cosa ancora peggiore, pronto ad accettare il suo arrivo come l’unica conclusione necessaria e quindi accettabile di quella lunga, inutile fuga.
La sua sorte era segnata come quella dei suoi compagni, non serviva l’istinto dell’oungan per capirlo.

Continua a leggere il racconto del Premio Urania Giovanni De Matteo sul portale: