Il suono del mondo a memoria di Giacomo Bevilacqua

Per sopravvivere al dolore di una perdita amorosa (non sono delusioni, sono perdite, annunci di morte), Sam, giovane fotografo di una rivista online, va a New York per un reportage (un altro!), sulla città più famosa del mondo.
Sam per il suo lavoro si è dato una regola: non parlare mai con nessuno, per nessun motivo.
Una bella impresa, nella città in cui ci sono secondo Lawrence Block Otto milioni di modi di morire e figuriamoci quanti di urtare i gomiti delle persone, per le strade affollate. E ogni urto può rappresentare una svolta nella tua vita. Il silenzio autoimposto è un geniale limite creativo, ma in realtà serve a Sam per sopravvivere al dolore. Ma forse solo nel vuoto dello spazio c’è il silenzio. Anzi, nemmeno. Lì dove c’è umanità, c’è una voce che ci parla di continuo, incessante, inarrestabile, la forza più grande dell’universo: il pensiero, il flusso di coscienza.

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Un ultimo saluto a Elvezio Sciallis

E’ morto a quarantanove anni Elvezio Sciallis. Ignoriamo le cause della sua morte ma non è più su questa terra. Collaboratore del Club Ghost agli inizi, per cui aveva scritto diversi articoli e saggi come “Luce di sangue” , divenne poi direttore di horrormagazine.it. Scrittore, esperto del fantastico e saggista, ha collaborato successivamente con Latelananera.com, la rivista Studi Lovecraftiani e numerose altre realtà sia on line che cartacee. Ricordiamo con affetto il suo stupendo blog “Malpertuis”. Era uno dei maggiori esperti dell’horror e del fantastico della sua generazione e non solo. L’ultimo suo racconto compare nell’antologia I racconti di Dagon della Dagon Press.




Lady Marja di Darren Frei

Lady Marja prende una Twister dal pacchetto sul tavolino di mogano e l’accende con un unico elegante movimento del polso destro.

Il gelato alla panna gocciolava lentamente sulla gamba nuda di Jane: aveva gli occhi iniettati di sangue e lo sguardo vitreo: una brezza leggera le muoveva i capelli biondo cenere, facendola sembrare viva. L’animale gridò con tutto il fiato che aveva in gola mentre cercava di forzare le sbarre della gabbia. Gioielli di sangue. Poche gocce di olio sacro erano rimaste sul fondo dell’ampolla trasparente. Il ladro dimenticò la propria ombra dentro la stanza. Il pugnale cinese. “Mille sono troppe” pensò il ragazzo mentre faceva scorrere le pagine ingiallite del libro. L’odore della notte. Lo sguardo che uccide. Solitari baci diurni.

Lady Marja sta osservando, attraverso la grande finestra che si affaccia sull’oceano, i grossi cumuli bianchi all’orizzonte.

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The last hunt di Haunn Kesola & Ken Janssens/ Paul Moore – Beth Varni

Le streghe le bruciavano.
L’inquisitore le affidava al braccio secolare, perché fosse fatta giustizia, senza spargimento di sangue, bruciandole appunto.
Perché? Pensavano fosse più pietoso, meno cruento?
Hannu Kesola & Ken Janssens in The Last Hunt forniscono un’altra risposta alla domanda.
La Terra da tempo è un pianeta abbandonato a causa di una guerra nucleare e viene utilizzata come attracco logistico e per deposito di merci.
Fermi, non addormentatevi! Lo so, il post-catastrofe atomica, è vecchio quasi come i rotoli del Mar Morto, ma pazienza…
Un’astronave commerciale (ricorda qualcosa vero? Una certa Nostromo…), vi atterra per imbarcare un carico e riparare un guasto.

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L’America che non conosci di Giorgio Borroni

Era arrivato con una corriera, come il suo solito. In mano aveva la sua fedele valigia che conteneva delle bibbie, una sega, un set di coltelli, del cloroformio e una 44 magnum se le cose si fossero messe male. Era organizzatissimo. Aveva scelto la cittadina tirando una freccetta su una carta, come sempre.
Luke era un artista, o almeno si considerava tale. Un artista della morte.
Avete presente il duplice omicidio della coppietta a Washington? I loro pezzi sparsi per tutto il loft? Era stato Luke.
La donna delle pulizie di quel riccone trovata appesa al lampadario della villa, con le sue interiora appese dappertutto a mo’ di festoni? Un lavoretto di Luke.
E quei gemelli con le teste mozzate e ricucite l’una sul corpo dell’altro? Sempre lui, perché Luke era la morte sotto le mentite spoglie di un commesso viaggiatore.
Oltre alla sua faccia gioviale e grassoccia accuratamente sbarbata, indossava sempre un borsalino, cravatta nera e camicia bianca a maniche corte. La giacca la portava sempre con sé ma non la metteva mai, perché così guadagnava la fiducia della gente, presentandosi come un tizio alla mano, uno che se ne fregava se la sua ditta gli imponeva l’uniforme: insomma, uno che era lì per vendere bibbie perché era il primo a crederci. Era così che riusciva a entrare nelle case, o in confidenza con le persone.

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Oggi nasceva il musicista Peter Townshend

Il 19 maggio del 1945 nasceva Peter Townshend. Chitarrista, compositore e cantante, è noto soprattutto per essere stato il chitarrista, compositore e leader della band rock inglese degli Who. Alla sua creatività si devono, oltre a molte canzoni diventate hit come My generation, opere rock come Quadrophenia e Tommy, diventati entrambi dei celebri film, il secondo soprattutto, un capolavoro delirante del regista Ken Russel.