In trent’anni di carriera i Twilight Zone non hanno realizzato molti dischi, infatti questo “Visions Of Freedom” è il loro secondo album in totale, ma la qualità di certo non manca a questa metal band a tutto tondo. Un metal classico venato di hard rock (anch’esso molto classico) è ciò che la band propone, e lo fa in modo del tutto convincente e con una buona cura dei suoni che fa emergere tutti gli strumenti dell’album in maniera adeguata. 

La voce di Van Shieldon rimarca che il metal qui è di casa, accennando anche acuti alla Michael Kiske negli episodi più power-oriented (“The Laws Of Denial”) e che poi sa modularsi man mano che il disco prosegue, visto anche il fatto che la velocità in questo album non è il fattore primario. Abbiamo una buona ispirazione da parte della band, che infatti va poi a sfociare in un lotto di brani diversi tra loro, alcuni più pesanti e altri dove la band si butta sia nell’epicità tipica di band come Manowar e Virgin Steele (“Reminiscence”, “Soul Reaper”). 

All’interno del disco sono presenti anche almeno tre episodi che potremmo definire ballad o semi-ballad che perlomeno cercano di variare un po’ il discorso metal tout-court, ma che non alzano di molto la qualità del disco, che probabilmente se fosse stato “tirato” o comunque prettamente metal dall’inizio alla fine sarebbe stato ancora più incisivo. In virtù di quanto detto, “Visions Of Freedom” è un disco buono ma non imprescindibile, ma che comunque sa intrattenere a dovere l’ascoltatore, ma con qualche caduta di tono di troppo. 

Sicuramente l’unico superstite dagli albori, ovvero Stefano “SG” Giusti (basso/backing vocals), ha saputo scegliere bene i suoi compagni nel tempo, e due musicisti come Cristian Angelini (chitarra) e Pierluigi Salvatori (batteria) alzano il livello del disco anche nelle tracce meno convincenti. Tutto sommato, un disco discreto/buono.

TWILIGHT ZONE “Visions Of Freedom” (2022, Diamonds Prod)

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