Aprì gli occhi di colpo.
7.10.
Eppure la sveglia aveva suonato, ne era sicuro, lo vedeva dal lampeggiare della lucetta rossa.
Ma lui non l’aveva sentita.
Borbottò qualcosa all’indirizzo della vita stressante e si alzò da letto. Dieci minuti non erano poi tanti, avrebbe fatto tutto più in fretta del solito.
Difatti giunse in ufficio in perfetto orario.

Aprì gli occhi di colpo.
7.20
– Ma che cazzo!
Balzò giù dal letto e sollevò l’orologio sveglia. Il led rosso lampeggiava a indicare che la sveglia aveva compiuto il suo dovere.
– Questo lo vedremo stasera. – Fece tutto in fretta e giunse sul posto di lavoro con un solo minuto in ritardo. Nessuno gli fece caso.

Aprì gli occhi di colpo.
7.30
– Non è possibile! – Il led lampeggiava, ma anche la sveglia manuale che aveva affiancato alla radio-sveglia era scarica. E questo significava inequivocabilmente che aveva suonato per tutta la sua carica.
Cominciò a preoccuparsi. Non aveva un sonno pesante e sino a un paio di giorni prima la sveglia l’aveva gettato giù dal letto senza pietà. Doveva essere accaduto qualcosa che l’aveva reso refrattario al suono della maledetta. Forse l’oggetto aveva una sua anima e si stava vendicando per tutte le volte che l’aveva mandata al diavolo. Telefonò in ufficio e disse di non sentirsi bene e che avrebbe portato l’indomani il certificato medico. Non aveva invocato la solita scusa, perché la sua intenzione era proprio quello di andare dal medico di base.
Era un giorno di ricevimento, 10-12 dei giorni dispari. Si vestì con calma e alle 10 in punto era seduto nella saletta antistante lo studio medico. Era il settimo. Si mise in paziente attesa.
Quando uscì dall’ambulatorio era più confuso che mai.
Non aveva problemi di udito, né disturbi d’altro genere. Il medico, un brav’uomo che lo conosceva sin da bambino, gli disse di non drammatizzare la cosa. Tre eventi apparentemente inspiegabili non potevano essere considerati un caso, per cui gli consigliò di prendersi una settimana di ferie, di tornare a casa e registrare manualmente tutto, quando andava a letto, presumibilmente quando si addormentava, quando si svegliava. Senza però mettere la sveglia, lasciando fare alla sua natura.
E così fece. Non fu difficile farsi dare una settimana di ferie, erano tre anni che non ne prendeva. Non ne aveva mai avuto bisogno.
Annotò la cena con le pietanze e la loro quantità, scrisse che non beveva vino, anche se era superfluo, gustò della frutta secca che adorava e andò a letto alla solita ora, dopo essersi sufficientemente stordito con la TV. L’unica cosa che non riuscì a annotare e quando si era addormentato.

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