Si sentiva tutto intorpidito, come se avesse assunto una posizione scomoda mentre dormiva. I letti dell’ospedale non erano certo il massimo. Di malavoglia aprì gli occhi per guardare l’orologio sul comodino. Era ancora buio.
Fece per rizzarsi, ma diede una violenta capocciata contro qualcosa di duro sopra la sua testa. A stento soffocò un’imprecazione, non voleva svegliare gli altri degenti. Ma perché quella zuccata? Sopra il suo capo avrebbe dovuto esserci solo il soffitto, che era almeno a tre metri dal pavimento. Alzò le mani di qualche centimetro e scoprì una superficie ruvida, legnosa. Che diavolo era?
Si risolse infine di accendere la lampada per fare luce su quel mistero. Non ci riuscì. Ai suoi fianchi c’erano pareti legnose, come sopra la sua testa. Decise che era venuto il momento di chiamare l’infermiera; pazienza se avesse svegliato i suoi vicini di letto. Fece per cacciare un urlo, ma solo un debole rantolo gli uscì dalla gola. Riprovò, con crescente ansia, ma senza ottenere miglior successo. Oddio, adesso era anche diventato afono.

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