1 maggio 1999

Di nuovo un giorno di festa. Uno dei giorni più importanti dell’anno.
Non c’è stata scuola oggi e ho dormito fino a tardi. Non c’è stata neppure la gita sul fiume perché da tempo non ne facciamo.
Ho incontrato Javier a casa di Pepin per parlare di ciò che dobbiamo fare. Eravamo soltanto noi due. Pepin era fuori con il traghetto e la moglie aveva portato i bambini a fare il bagno sulla riva del fiume.
Javier ha detto che non dobbiamo aver fretta e che arriveremo a capo del mistero solo seguendo le indicazioni dello spirito guida.
Io l’ho ascoltato distrattamente. Avevo tanti ricordi che affollavano la mente e avevo anche una voglia incredibile che tutto questo finisse.
Troppe cose sono cambiate in un anno.
Non c’è più Karin e Dio solo sa quanto mi manca. È vero che Anabel mi sta vicino ma con Karin era diverso e quando certe sensazioni te le senti dentro è difficile tenerle a bada. È anche difficile spiegarle. Adesso so che avevo trovato l’amore e non lo sapevo. Avevo troppe cose in testa per accorgermene e forse ero troppo bambino.
E adesso è tardi. È tardi per rimpiangere. Serve solo a provocare nuovo dolore. Anabel comprende e soffre. Attende qualcosa di più ed è proprio quello che non posso darle.
Ho detto al babalao che durante la notte avevo fatto un sogno terribile.
“C’era un indio dalle braccia muscolose che usciva dall’acqua brandendo un machete. Non sono riuscito a vedere il suo volto, ma il resto del corpo era composto solo da ossa. Uno scheletro che veniva fuori da un vortice del fiume e mi assaliva. Io fuggivo per la foresta e lui mi inseguiva. Sentivo dietro me una risata terribile. È stato allora che mi sono svegliato”.
“Può essere più d’un sogno” ha detto Javier “può essere un avvertimento”.
“Ero sudato e sconvolto. Avevo una paura terribile, come se tutto fosse accaduto davvero”.
“E chi può dire che non sia successo?”
“Io so che non mi sono mai mosso dal letto”.
“Le cose possono accadere in tanti modi”.
“Nel sogno c’era anche Anabel e ricordo di averla perduta nel bosco. Mi voltavo a cercarla durante la fuga e non la trovavo più”.
“Sono avvertimenti, Mainer. Lo spirito di Tabonao è inquieto. Sa che stiamo organizzando qualcosa per cacciarlo dal fiume. E si ribella”.
Abbiamo continuato a parlare. Javier raccomandava prudenza e spiegava quello che sarebbe servito per il rito. Mi ha dato indicazioni precise e ha detto che dobbiamo vederci tra qualche giorno per verificare se potevamo procedere. Ha detto anche che la mamma e Anabel potranno essere utili.
“Anche Francisca poteva dare una mano ma non vuole saperne” ha concluso Javier.
Chissà che non abbia ragione lei, ho pensato.
Chissà che non ci stiamo mettendo in qualcosa troppo più grande di noi.

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