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Berto odiava quelle estati sempre più torride.

Lo costringevano ad annegare nel proprio sudore, tra lenzuola sgualcite e quel materasso scalcagnato che si ritrovava sotto al culo, sempre più sformato. Detestava un sacco di cose, a dire il vero. Le persone, soprattutto, ma le estati stavano rapidamente risalendo la sua personale china del disagio.

A occhi spalancati, rimase a fissare le ombre del fogliame che si agitavano pigre contro il muro livido della camera da letto, sornione, dileggianti, ascoltando i loro folli e inintelligibili bisbigli al cuore rovente della notte, acquattata all’esterno. Tese l’orecchio, immerso nel suo acre bagno di sudore, cercando di distinguere un senso in quei deliri, senza alcun successo. Sempre più certo, però, che le tenebre lo stessero sfottendo.

Qualcosa l’aveva destato e adesso giaceva tra le lenzuola umide, stanco, indolenzito, ma incapace di riguadagnare il sonno perduto. L’afa soffocante non dava tregua, i grilli frinivano struggendo nei loro…

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