Le visioni di Laura 8 – La chiesa maledetta di Gordiano Lupi

Vittorio è passato a prendermi e siamo usciti insieme sotto il sole caldo di una giornata di fine inverno che comincia a far sentire il tepore della primavera. Il fumo delle ciminiere si confonde tra le scogliere e un vecchio cimitero di mare che conserva ricordi e asciuga lacrime di rimpianti. L’acciaieria, dove gruppi di operai si fanno inghiottire ogni giorno, macina delusioni e paure. Abbasso lo sguardo di fronte al suo aspetto di mostro gigantesco. È sabato e al cantiere non si lavora. Dobbiamo recarci alla chiesa di Santa Croce, nel quartiere operaio, dove abbiamo appuntamento con il nuovo parroco. Si chiama Don Franco e l’hanno spedito a Porto Fabbrica come una sorta di punizione, perché in questo posto c’è tanta gente che con la religione se la dice poco. Il parroco mi ha fatto chiamare perché da un po’ di tempo a questa parte stanno accadendo fatti insoliti. Ho letto qualche notizia sul giornale locale, ma di solito non do molto credito al foglio di cronaca che stampano in questo paese. Esagerano la realtà, da buoni cronisti di provincia.

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Le visioni di Laura 7° episodio – Per sempre insieme di Gordiano Lupi

Rifletto sulla mia vita davanti alle tombe di marmo bianco. Penso a ciò che è stato e assaporo il freddo del nostro gelido inverno di mare. Da troppo tempo Marina non c’è più e l’abitudine di spingermi sulla scogliera è diventata compagna del quotidiano. E in fondo alla scogliera c’è il cimitero. Bello e misterioso di notte, quando le fiammelle si accendono e sembrano indicare la strada al passante. Tenebroso al tramonto, quando i cancelli chiudono il passo cigolando. Tranquillo come un refolo di vento di mare al mattino, quando passo davanti al custode e lo saluto, come un vecchio amico. Mi conoscono tutti qua dentro, perché vengo spesso a visitare la tomba di Marina da quel giorno in cui la follia di un sadico me l’ha portata via. Poteva capitare a me. Non posso scordarlo. E lei mi ha regalato questo potere di sentire dentro le sofferenze dei morti, questo potere che fa soffrire e mi consuma ogni giorno di più.

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Le visioni di Laura 6 – La casa scomparsa nel bosco di Gordiano Lupi

La notizia del giorno appassiona i vecchi pescatori che passano il tempo alla Marina guardando i colleghi più giovani che tornano dalla pesca con reti cariche di prede. Il sole riscalda un freddo mattino di febbraio nella città di mare e i vecchi ascoltano parole che riportano alla luce incubi lontani. Parole che qualcuno legge dal giornale del mattino. Parole che scoprono ricordi e paure nei loro pensieri.
Teschio nel bosco riapre un mistero – Durante una romantica passeggiata nella macchia trovano il macabro reperto.
Un teschio in buono stato di conservazione che fa pensare a una morte avvenuta alcuni anni fa nella fitta foresta del Belagaio. “La foresta risucchia tra le sue spire chi vi si avventura” dicono i vecchi. “La foresta rapisce e non restituisce i corpi”. “La foresta divora come un orco famelico”. Il giornale racconta di una passeggiata tra i boschi del Belagaio, una foresta impenetrabile tra le colline che circondano Porto Fabbrica, che si trasforma in diabolica avventura per due ragazzi.
“Ricordate cosa accadde molti anni fa?” domanda uno dei vecchi pescatori con aria preoccupata.

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Le visioni di Laura 5 – La bambola di pezza di Gordiano Lupi

Ho passato buona parte dell’estate in clinica per colpa di quel brutto incidente, ma alla fine mi sono ripresa e non sono stata tanto a pensare su quanto poteva esserci di vero nel mio sogno. Sono abituata a convivere con il soprannaturale da quando ho avuto in dono un potere incredibile. Vittorio si occupa del cantiere, ma nel tempo libero ci vediamo spesso e sta entrando sempre più nella mia vita, pure se cerco di tenerlo a distanza perché non voglio legami troppo stretti. Passo le giornate a leggere libri dell’orrore che scelgo sulle bancarelle a metà prezzo del mercato e ad ascoltare la musica dei cantautori. Adesso sto leggendo la storia di uno spirito che esce dalle acque di un fiume e tormenta la vita di uno sperduto villaggio nell’oriente cubano. Ne hanno di fantasia questi scrittori dell’orrore, più sono sconosciuti e più mi piacciono, inventano cose talmente assurde… Un sottofondo di Paolo Conte apre la mia giornata e verso mezzogiorno lascia il posto alle ballate di Guccini e alle musiche anni Settanta di De Gregori e De Andrè. Se proprio mi sento romantica e ho voglia di pensare metto Vecchioni, ma quello di una volta, cose come Ipertensione o Luci a San Siro che mi piacciono tanto. Tra queste canzoni ce n’è una che mi ricorda mio padre e mi fa versare qualche lacrima quando l’ascolto. Canzone per Laura sembra scritta per me, o almeno mi piace pensarlo, ché tanto sognare non costa niente. Mio padre comprò il disco quando sono nata e lo conservava come una cosa preziosa.

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Le visioni di Laura 4 – Gli scacchi della vita di Gordiano Lupi

Distesa in questo letto d’ospedale ascolto le parole di Vittorio e ricordo. Lui è seduto accanto e mi fa compagnia con la sua voce. Sta leggendo lentamente le pagine di un romanzo horror, uno di quelli che ho trovato in una libreria a metà prezzo dove vanno a finire le opere degli scrittori italiani che nessuno vuole pubblicare. Questo libro però è un vero capolavoro, altro che Codice Da Vinci. Vittorio è un ottimo lettore, la storia che racconta allevia il dolore che tormenta le mie ossa. Meno male che c’è lui a tenermi compagnia.
Quel maledetto camion. Chissà come ho fatto a non vederlo. La confusione per strada. Il caldo e la gente che si accalca per le vie strette e tortuose della mia città di provincia. I turisti che da un po’ di tempo non ci fanno respirare. Io che non ne posso più dei pensieri che tormentano la mia vita quando tocco un oggetto appartenuto a mia sorella o mio padre. Vedo i loro volti, sento le sofferenze del passato, comprendo i momenti di angoscia. Non è per niente facile convivere con questo potere che ho avuto in sorte. Sarà stato tutto un insieme di cose, fatto sta che adesso sono qui. Un ospedale, un letto in una stanza bianca che si affaccia sul mare e il panorama che si apre dall’ampia finestra centrale come unica consolazione. È bella la clinica di Porto Fabbrica. A volte penso che avrebbero dovuto farci un albergo, perché da queste finestre e dagli ampi balconi si scopre un tratto di mare frastagliato da isole e scogliere. E io sono qui. Immobile su di un letto, ad ascoltare Vittorio che mi legge questo romanzo dell’orrore. Passeremo i primi giorni d’estate in ospedale invece che al mare. Pensare che stavamo per chiudere il cantiere e avevamo deciso di fare le vacanze insieme, magari in compagnia di letture rilassanti da spiaggia. Ho un sacco di libri da terminare. Volumi che compro durante l’anno e che non leggo. Restano fermi in attesa dell’estate, quando le giornate si fanno più lunghe e ci sono meno impegni. Per colpa di un incidente tocca a Vittorio leggere le pagine del libro.

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Le visioni di Laura 3 – Porto Fabbrica di Gordiano Lupi

Volano gabbiani a caccia di prede sulla banchina del vecchio porto davanti alla mia casa e le prime rondini d’aprile lanciano grida sotto tettoie di lamiera corrose dal salmastro. Soffia dal mare vento di scirocco, un’umida sensazione di fastidio penetra la mia pelle e affiorano ricordi lontani. La memoria carezza rumori d’onde e scruta il futuro, mentre la primavera mi cattura e con lei la nostalgia delle cose perdute. Sono passati mesi dalla mia avventura con quel folle poliziotto che uccideva ragazze nella villa. Ho rischiato di morire scannata da un coltello affilato che ancora tormenta sogni disperati. Mi sento sola senza Marco e adesso che è morto comincio a capire che forse sarei stata capace di amarlo. Adesso che tutto è finito resta soltanto questa prateria di mare dove galoppano i giorni. Lo sguardo scopre il tramonto del sole e scruta il futuro, sino a scovare calette misteriose di vecchi approdi dove gettano le reti barche di resina costruite sulla rada del piccolo porto. Vedo dal balcone vecchi pescatori che escono di buon mattino e rientrano a tarda sera. Allegri, insoddisfatti, cupi, stanchi dopo una giornata trascorsa sulle strade del mare. Il gioco dei venti è la loro vita. Hanno per compagne le onde che scuotono la resina modellata della paranza. Sono sola con i miei ricordi e non ho neppure il mare per compagno, lui è solo spettatore della mia vita. Un maledetto giorno di libeccio si affaccia alla memoria con il primo caffè del mattino.

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