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Era esaltazione e smarrimento, come ai primi due passi fuori da un carcere. Dopo tanti anni, mi ero liberato dalla schiacciante ombra di Carnarvon. Non ero più obbligato a fingere, potevo giocare a carte scoperte. Mi compiacevo dell’audacia con cui mi ero comprato la libertà, e in essa cercavo di soffocare il vago senso di disagio, assai simile alla vergogna, che mi coglieva ogni volta che ripensavo all’espressione ferita di Carnarvon. Mi ripetevo che d’ora in avanti tutto sarebbe andato per il meglio. Se soltanto fossi riuscito a non pensare a Eve.
Ma non era unicamente questione di pensare o non pensare. Lei era presente in me come il fluire del sangue nelle vene. E non potevo ordinare al mio sangue di smettere di scorrere, e pretendere di restare vivo.
*
Era un colpo basso. Non faceva parte del copione, e mi sgomentava.
Per la terza volta rilessi la lettera di Carnarvon.
“Mio caro Carter, quando Evelyn mi ha raccontato tutto sono rimasto profondamente sconcertato e non sapevo più come dovessi comportarmi. Mi rincresce sinceramente di aver reagito in una maniera talmente stupida, e ne incolpo tutte le preoccupazioni di questi ultimi tempi che hanno alterato la mia capacità di vedere le cose ed essere obiettivo…”
Parole piene di remissività e rincrescimento. Mi chiedeva scusa. Lui, il quinto conte di Carnarvon!
“Ma c’è una cosa che vorrei soprattutto dirvi e che mi auguro vorrete sempre tenere presente: qualunque sia l’opinione che avete di me adesso, sappiate che la mia stima per voi non verrà mai meno…”
Davvero astuto da parte sua! Voleva mortificarmi con la sua pretesa umiltà. Ipocrita!
Il senso di libertà era del tutto svanito.
*
“Ho saputo che avete avuto una discussione con Lord Carnarvon.” Lo sguardo abitualmente sognante di James Breasted era adesso vigile, concentrato sul mio viso.
Mentirgli sarebbe stato patetico quanto inutile.
“Una discussione? Definitela tranquillamente una lite>
James Breasted sospirò.
“Non ve ne chiederò le ragioni, ma vi renderete conto che tutto questo non giova affatto al progetto Tutankhamon.”
Così era quello il vero motivo del suo invito, e aveva atteso le sigarette e i liquori del dopocena per affrontare con più rilassatezza l’argomento.
“Le mie divergenze con Lord Carnarvon sono di carattere strettamente personale.”
“Il che, se mi permettete, è ancora peggio.”
Attorno al Winter Palace la sera era quieta e chiara, con un che di sonnolento e immobile, quasi che la natura si stordisse nel suo stesso profumo. Lo sentivo filtrare nella stanza dalla portafinestra socchiusa, speziato e morbido, a stuzzicare struggimento e nostalgia. Sahira… Risvegliavo un antico dolore per non affrontarne uno recente e ancora troppo acuto. Non avevo più rivisto Evelyn dopo quella nostra notte insieme.

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