L’occhio sinistro di Horus 13° episodio di Gloria Barberi

“Il Times non può negarmi il suo sostegno. Perché quei documenti non sono stati pubblicati?”

Arthur Merton si strinse nelle spalle, un gesto di noncuranza in completo contrasto con il tono della sua risposta.

“Stanno cominciando ad avere paura. Dovete capire.”

“Capire? Al diavolo!” Tirai un calcio a un ciottolo che rimbalzò lontano con un rumore secco. “Lacau non vi ha forse scritto ingiungendovi di abbandonare la Valle? Non vi ha minacciato?”

“Mi ha chiesto di andarmene, sì.”

“Ve l’ha ordinato! Ed è giusto che il pubblico venga informato del modo in cui lui e Suleiman Pascià trattano i miei collaboratori.”

Merton annuì, ma sembrava a disagio. Probabilmente non gli sarebbe dispiaciuto seguire il “consiglio” di Lacau.

<Io posso anche essere d’accordo con voi, Carter, dopotutto questa cosa mi tocca da vicino. Ma stavolta il Times non vi appoggerà. Non pubblicherà quella roba.”

“Perché? È la prova più lampante della disonestà del governo egiziano e della Sovrintendenza. Ripetute minacce, richieste assurde che vìolano i termini della concessione di scavo… Siamo praticamente in balìa dei capricci di politicanti e burocrati, ogni giorno se ne inventano una nuova. Adesso ogni visitatore straniero ammesso nella tomba dovrebbe avere il loro benestare, ma pascià e ministri egiziani devono poter andare e venire a loro piacimento.”

“Il fatto è che il Times sta già ricevendo troppi attacchi, e i membri del consiglio d’amministrazione pensano…”

“Che vadano a farsi fottere!”

“ … pensano che stiate esagerando.

“Sarebbe a dire?”

La vampa del tramonto colorava il viso di Merton con un rossore da scolaretto colto in fallo, ma intuivo che sotto la patina di quell’insolito belletto, in realtà, era pallido. Lo vidi abbassare lo sguardo sulle proprie scarpe, le mani ficcate nelle tasche della giacca si mossero come se le stesse aprendo e chiudendo a pugno più volte, nervosamente.

“Sarebbe a dire che secondo loro la tensione alla quale siete sottoposto vi impedisce di… ehm… vedere le cose nella giusta luce.”

Ridacchiai del suo imbarazzo.

“Insomma, pensano che stia cominciando a dare i numeri.”

Merton scosse la testa un po’ troppo affrettatamente.

“Sono sicuro che loro non intendono…”

“Oh sì, invece.”

Ne ero divertito in maniera feroce e dolorosa, e il sogghigno che mi sentivo sulle labbra era più che altro una contrazione dei muscoli: doveva darmi un’aria piuttosto stupida.

“Bradstreet ha registrato con sollecitudine tutti i miei “vaffanculo” alla stampa e ai rappresentanti del governo e ha fatto risultare che fossi stato io ad attaccare per primo. E bene, i venditori di chiacchiere cadono nella rete dei pettegolezzi di un concorrente!”

“No, non è certo per questo” continuò Merton. “C’è anche la faccenda di Mecham. Hanno dei sospetti, pensano che foste d’accordo con lui fin dall’inizio per agire contro di loro e Carnarvon.”

“Mecham non è più un problema.”

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