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Questo saggio sulla casa nel cinema horror americano, dagli anni sessanta al duemila, nasce da una intensa attività di studio e da una enorme documentazione. Ne è prova la miriade di testi citati (riportati tutti nella bibliografia e nella sitografia finali). Inoltre si evince dall’analisi precisa e carica di suggestioni che l’autrice ha visionato centinaia di film attinenti all’argomento in esame. Anche se ovviamente prende in analisi solo quelli più rappresentativi.
Valeria Cappelletti inizia con un’introduzione in cui parla dell’emozione della paura e della morte, i due argomenti clou del cinema horror e, citando Anna Olivero Ferraris, distingue le paure primarie (del buio, della notte, della morte che fanno parte dell’inconscio collettivo) dalle paure secondarie (delle streghe, dei vampiri, dei fantasmi, etc.) che nascono da sovrastrutture culturali ed elaborazioni concettuali. Le seconde servono per dare corpo alle prime che “in quanto concetti astratti, avevano bisogno di assumere forme concrete per essere sconfitte.”
Il cinema horror, per suggestionare lo spettatore, si avvale di entrambe le paure.

Continua a leggere sul portale la recensione a firma di Luca Bonatesta:

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