Orrore e bellezza per Nicolas Winding Refn nel suo film The Neon Demon.
Orrore e bellezza per Nicolas Winding Refn nel suo film The Neon Demon, un piccolo delirio a tinte fosche con un fascino ipnotico non comune.
Orrore e bellezza per Nicolas Winding Refn nel suo film The Neon Demon che narra di Jessie, una sedicenne aspirante modella, che si trasferisce a Los Angeles e viene messa sotto contratto da un famoso stilista, suscitando però l’invidia delle colleghe.
Nicolas Winding Refn è un regista ancora poco conosciuto presso il grande pubblico. Può contare però su un buon numero di estimatori (alcuni dei quali sfiorano il fanatismo). Pure in alto loco, dal momento che questo The Neon Demon è stato selezionato per il concorso (sottolineato: concorso) all’ultimo Festival di Cannes e subito distribuito nelle sale italiane anche se, per la verità, in uno scarso numero di copie. Che fosse un regista sopravvalutato, lo si sapeva. Tuttavia, se non era il caso di gridare al miracolo di fronte ai film precedenti (il più famoso è Drive, uscito nel 2011, grazie al quale ha vinto il premio per la miglior regia al suddetto festival), stupisce che i (pochi) spettatori non casuali che hanno visto The Neon Demon si dividano in entusiasti accalorati e feroci detrattori. Che la crisi del cinema sia ormai irreversibile lo si evince anche da questi particolari: decenni fa le discussioni tra cinefili vertevano su autori di ben altro spessore. In fin dei conti, si tratta soltanto di un piccolo delirio a tinte fosche, un horror un po’ pasticciato e programmatico nel voler stupire e provocare a tutti i costi (in questo Winding Refn somiglia al suo più celebre connazionale Lars von Trier) ma, a ben guardare, con poco coraggio: quando evita di mostrare il nudo integrale della sua Alice dallo sguardo perennemente attonito, ad esempio.
Le soluzioni visive e narrative non sembrano tali da giustificare l’iperbolica accoglienza di alcuni. E anche a livello di sostanza non tira aria di novità: basta vedere come sono tratteggiati i personaggi (modelle malvagie, rifatte e anoressiche, stilisti dall’ego ipertrofico) e descritto il mondo della moda. Stereotipi utilizzati probabilmente per non inimicarsi le maison (vedi il lungo elenco di ringraziamenti nei titoli di coda). Dicotomie e simbolismi, come se non bastasse, sono più o meno i soliti: eros/thanatos, purezza/peccato, eccetera. Però, a fronte di tutto ciò, bisogna ammettere che, specie in alcuni momenti, il film ha un fascino ipnotico non comune, di probabile derivazione pubblicitaria. Se si riesce a stare al gioco e, soprattutto, se si evitano paragoni impropri che in maniera irriflessiva possono sorgere spontanei (con Argento, De Palma, Schrader, Cronenberg, Lynch, Fulci, Robbe-Grillet), è possibile arrivare alla conclusione senza rimpiangere le due ore sprecate. Anche perché proprio gli ultimi quindici minuti finiscono per strappare qualche sorriso (se non qualche risata, che riecheggia davanti ai titoli di coda) e, a tal proposito, tornano in mente le parole di Carpenter, secondo cui un film horror “più cupo diventa e più ridicolo diventa. Sorge pertanto il dubbio che Nicolas Winding Refn abbia centrato il bersaglio, realizzando una sorta di opera paradossale. Che è ciò che non vuole essere o, al contrario, che non è ciò che vuole essere. Per cui, forse e in conclusione, tra tutte le questioni che il dibattito intorno a The Neon Demon può sollevare, una domanda s’impone sulle altre: che fine ha fatto il puma?
THE NEON DEMON
Regia di Nicolas Winding Refn.
Con Elle Fanning, Karl Glusman, Jena Malone, Bella Heathcote, Abbey Lee, Christina Hendricks, Keanu Reeves, Desmond Harrington, Alessandro Nivola, Jamie Clayton.
Titolo originale: The Neon Demon.
Horror, durata 110 min. – Usa, Francia, Danimarca 2016.