It Follows di David Robert Mitchell, horror che non brilla per finezza risultando alquanto ripetitivo.
It Follows di David Robert Mitchell un’opera senza baricentro, con una suspense studiata a tavolino e personaggi inerti. L’efficacia del soggetto, infatti, si sgonfia quasi subito.
It Follows di David Robert Mitchell narra della diciannovenne Jay, che dopo un’avventura di una notte con il giovane Hugh, viene a sapere dallo stesso ragazzo d’aver contratto una sorta di maledizione. D’ora in avanti, una misteriosa “cosa” la perseguiterà ovunque andrà, assumendo l’aspetto di varie persone, e continuerà fino a che l’avrà uccisa. L’unico modo per liberarsene è trasmetterla, con un rapporto sessuale, a qualcun altro.
Distribuito in Italia due anni dopo la sua realizzazione, It Follows, secondo lungometraggio del giovane regista americano David Robert Mitchell, ha fatto gridare al miracolo numerosi appassionati e critici cinematografici fin dalla sua presentazione al Toronto Film Festival 2014. Il fatto che sia stato salutato come uno dei migliori horror del nuovo millennio dimostra che, con ogni probabilità, il genere ha toccato il fondo, per cui qualsiasi pellicola men che discreta può ormai ambire a tali entusiastiche accoglienze. Breve parentesi. Sappiamo tutti che la situazione orripilante può essere di diversa natura: ad esempio psicologica o sovrannaturale. Alcuni registi in passato sono riusciti a girare film nei quali i due elementi si sovrapponevano, ed era difficile distinguerli. Viene in mente il capolavoro di Roman Polanski Rosemary’s Baby – Nastro rosso a New York (Rosemary’s Baby, 1968). Per l’intera durata della pellicola, lo spettatore non riesce a capire se la vicenda sia frutto del delirio paranoico della giovane, futura madre o se qualcosa di demoniaco stia davvero accadendo. Nemmeno il finale dissipa il dubbio. La sensazione è che il soggetto di It Follows si muova (volesse muoversi) sullo stesso terreno. Mitchell vorrebbe che lo spettatore si chiedesse se la ragazza è pazza (e i suoi amici di conseguenza, per una sorta di psicosi collettiva) o se quella cosa che la perseguita assumendo fattezze umane è reale. L’omicidio iniziale sulla spiaggia (che subito fa capire quello che ci aspetta), ripreso con un campo lungo di pura oggettività, dovrebbe far propendere per la seconda ipotesi; il finale enigmatico, verrebbe anche da dire: tirato via, per la prima. Fin qui tutto bene. Il problema di It Follows è l’idea: non brilla per finezza e poteva funzionare per un cortometraggio, non reggere novanta minuti di film. Credere il contrario è segno di poca accortezza produttiva. E si torna a un annoso problema che caratterizza il cinema degli ultimi anni: la tanto sbandierata (e lodata) indipendenza di certi spettacoli (non solo cinematografici) manca di una buona dose di (auto)disciplina. Nel caso specifico, il risultato è alquanto ripetitivo, e se la prima apparizione, quella dell’anziana signora, riesce a essere inquietante, alla terza lo spettatore un po’ avveduto comincia a storcere il naso. Robert F. Moss, nel libro «Karloff & Co – I film dell’orrore» (Milano Libri Edizioni, 1973) dettò quella che può essere considerata una regola aurea per chiunque sia intenzionato (non solo cinematograficamente) a suscitare spavento e terrore: “Il buon film dell’orrore cerca di realizzare questo programma con intelligenza e immaginazione, quello cattivo invece si limita a una serie di grossolani choc.” Mitchell non eccede né in un senso né nell’altro: il risultato è comunque senza baricentro, con una suspense studiata a tavolino e personaggi inerti. L’efficacia del soggetto si sgonfia quasi subito e non potrebbe essere altrimenti.
Girare un film su una ragazza che vede avvicinarsi una presenza minacciosa ogni dieci minuti è già di per sé impresa ardua, se la pretesa è di realizzare qualcosa di più di un semplice thriller si rischia grosso. Il gioco di trovare rimandi e citazioni è ormai stancante ma il confronto con opere del passato diventa in un caso come questo quasi obbligato. È infatti innegabile che It Follows faccia tornare in mente, come minimo, gli imprescindibili Halloween – La notte delle streghe, di John Carpenter, e Nightmare – Dal profondo della notte, di Wes Craven; con i quali condivide l’ambientazione suburbana e scolastica, la protagonista femminile perseguitata e la giovane età degli altri personaggi (con esclusione, più o meno accentuata, degli adulti), una certa propensione a collegare sessualità e morte e un’atmosfera (come in Rosemary’s Baby) di paranoia latente. Si potrebbe dire che Mitchell estremizzi tali caratteristiche. Gli adulti, ad esempio, non esistono o quasi e anzi, nella sequenza clou (quella, purtroppo mal riuscita, nella piscina), la cosa ha l’aspetto di un uomo di mezza età che potrebbe essere il padre di Jay. Anche il ragazzo a cui ha passato la maledizione viene ucciso assumendo le sembianze della di lui madre. Particolari che potranno rendere il film curioso dal punto di vista psico-simbolico. Però i modelli di elaborazione narrativa sopra citati restano ben lontani e, se possiamo permetterci, il regista in parte fallisce perché sembra covare ambizioni artistiche superiori alle sue reali possibilità e a quelle che dovrebbe perseguire un semplice autore di film horror (ritmo serrato, pochi fronzoli, eccetera), per giunta alle prime armi. A tale riguardo, l’immagine (kubrickiana?) del sangue che invade l’inquadratura appare soltanto presuntuosa e fuori luogo. Al pari di varie inquadrature di fiori e oggetti ripresi dall’alto. Se lo confrontiamo con l’altro horror sin troppo celebrato della stagione, The Neon Demon, possiamo constatare che siamo sempre in presenza di aria fritta. Ma quella filmata da Winding Refn bene o male finisce per riecheggiare, con alcune trovare, nel ricordo di chi lo ha visto. It Follows invece svanisce poco dopo la visione.
IT FOLLOWS
Regia di David Robert Mitchell.
Con Maika Monroe, Keir Gilchrist, Jake Weary, Olivia Luccardi, Daniel Zovatto, Lili Sepe, Linda Boston, Heather Fairbanks, Ruby Harris, Bailey Spry.
Titolo originale: It Follows.
Horror, durata 94 min. – Usa, 2014.