Ci apprestiamo in un pomeriggio invernale all’ascolto più adatto in questo momento: Prima forma indefinita del triestino Apatia con la produzione di Christian Castorina.
Il disco inizia con Male di vivere che da subito ci inchioda con un arpeggio di chitarra emozionale e ben fatto che si sposa benissimo col rullante riverberato che ci regala grandi feels. La traccia scorre agevole, con svolte talora impreviste che esprimono la volontà di ricerca di una struttura non banale.
È poi la volta di Non titolata. Nuovamente un arpeggio di chitarra clean al quale fa seguito una seconda parte introduttiva con cui, seppur in maniera coinvolgente, abbiamo però già raggiunto 1.30. Arrivano poi parti vocali interessanti, forse frutto di rimandi ad ascolti giovanili e che richiamano in qualche modo l’attitudine di Abort dei Nerorgasmo. Nel complesso la canzone scorre con facilità, lasciandosi trasportare dal racconto.
Parte invece con un parlato intriso di nichilismo Intermezzo su cui non avremmo disdegnato tuttavia una minor timidezza nell’uso del DeEsser. Di grande pregio la svolta imprevista a 2.34 con un basso che aggiunge un calore inaspettato alla freddezza del componimento. Uno sviluppo davvero interessante e piacevole.
Mono ci regala un gioco di incastri tra una chitarra in loop e un basso che colora e dà un bel movimento al pezzo. Questa traccia raggiunge sicuramente l’apice della cupezza con un cantato che volutamente è atto a risultare disturbante. Si inserisce poi un momento introspettivo che serve solo a renderci di nuovo facili prede del ritorno a un’atmosfera tetra.
In chiusura troviamo Epitaffio che immediatamente dichiara la sua volontà di graffiare e scalfire l’ascolto “comodo” cui è abituato l’ascoltatore medio grazie a una vocalità straziante che ci dà l’idea di un animo dilaniato che agogna soltanto di poter dire la sua verità.
Complessivamente questo lavoro raccoglie un certo numero di svolte inattese e idee ben realizzate e rende chi lo ascolta partecipe del racconto, lasciandogli però la libertà di riflettere grazie a momenti ariosi e introspettivi. L’unica pecca risiede nel fatto che, pur percependo la pregnanza dei contenuti e la profondità con cui questi sono sentiti, la loro traduzione in forma cantata è spesso piuttosto scontata con lyrics che non possiedono quasi mai un guizzo di sublime. Inoltre, pur dovendo rappresentare un’esternazione violenta e istintiva, non è pensabile non curare a sufficienza l’esecuzione vocale.
Assegno a Prima forma indefinita 65/100.
Link per lo streaming su Bandcamp: https://apatiats.bandcamp.com/releases