Hollywoodland è un bel fumetto di Michele Masiero e di Roberto Baldazzini, uscito prima in volume e poi in tre numeri nella collana bonelliana Le Storie.
Roberto Baldazzini è il maestro della ligne claire italiana, autore di Alan Assad, Stella Noris e molto altro. Michele Masiero, curatore a lungo dello storico Mister No creato da Guido Nolitta/Sergio Bonelli, è oggi il direttore editoriale della Sergio Bonelli Editore.
Danni e Monty sono due fratelli. Il primo vive ai margini del dorato mondo di celluloide ed è lo sgherro di un produttore cinematografico. Il secondo è un poliziotto con una vita ordinaria, pare. Danny, l’antieroe ellroyano scelto dagli autori, è grosso e rozzo, ma un giorno trova l’amore di Lilian e di là nasceranno molti guai fino alla tragedia…
Roberto Baldazzini adatta la sua linea chiara al noir e disegna le tenebre che avvolgono i protagonisti. Fonti di ispirazione dei disegni e della sceneggiatura sono i noir classici e l’inevitabile James Ellroy.
Innumerevoli le citazioni cinematografiche e pittoriche.
La lettura è trascinante, il tono è molto amaro.
Se i disegni di Baldazzini sono superlativi, la sceneggiatura di Michele Masiero è tuttavia perfettibile.
Alcuni personaggi cambiano di colpo, senza che ci sia un solo indizio per il lettore. Alcune loro motivazioni sono molto esili, altre sono improbabili, fili narrativi vengono accennati e poi abbandonati.
Forse c’è un vizio ideologico che poi si riversa nella sceneggiatura amplificando i difetti, nei redazionali che accompagnano il fumetto e che sembrano obbedire ad alcuni luoghi comuni duri a morire: la storia degli USA è una storia di sopraffazione, sangue e ingiustizia. Giusto, quale storia di quale paese non lo è?
Hollywood era una palude di corruzione e depravazione, un’idea che prende spunto dai libri Hollywood Babilonia uno e due di quello strano personaggio che è il cineasta sperimentale, dalle frequentazioni piuttosto originali, Kenneth Anger.
I meriti dei libri di Anger sono soprattutto nelle straordinarie foto, i testi potrebbero essere pubblicati su qualsiasi rivista scandalistica di cui rappresentano la versione patinata.
Quando il mondo della spettacolo non è stato anche depravazione e corruzione? Quando qualsiasi cosa umana non è stata anche depravazione, vizio e corruzione?
Cinecittà era un ritrovo di dame di San Vincenzo?
Mostrare l’altra faccia di Hollywood e dell’America è esercizio nato con l’America stessa.
Ad esempio per restare al cinema Greed di Eric von Stroheim e A che prezzo Hollywood? di George Cukor, film che come tanti altri mostravano quella faccia nascosta, sono del 1924 e del 1932. Non un’impresa nuovissima dunque farlo ancora oggi. Sembra che ogni generazione debba demolire il mito dell’America, come se non fosse stato demolito da Melville, Hawthorne e Poe centosettanta anni fa.
Forse è un eterno Edipo.
Il codice Hays obbligava a un conformismo moralista case di produzione e registi?
Giusto, peccato che durante il periodo in cui fu in vigore dagli anni ʼ30 agli anni ʼ60, a Hollywood siano state realizzate alcune centinaia di capolavori della cinematografia mondiale. Film di Minnelli, Welles, Ford, Hawks, Hitch, Mann, Wyler, Wilder, Houston e moltissimi altri.
Peccato che durante quel terribile periodo conformista e fanatico siano fioriti i generi che più di altri hanno mostrato il lato oscuro dell’America: il noir, l’horror, la fantascienza.
Peccato che proprio a quel periodo i Cahiers du Cinéma di Godard, Truffaut, Chabrol riferirono La politique des auteurs ovvero l’idea che i veri “autori” erano coloro che all’interno delle regole dello Star System riuscivano a imprimere il loro tocco personale.
Curiosamente, descrivendo l’America e la sua fabbrica dei sogni solo come un nido di viziosi malfattori, si assume la stessa posizione moralista del codice Hays, gli si dà ragione, credendo di dargli torto.
L’opera d’arte è molte cose, ha una sua autonomia e non la si può ridurre a testimonianza di un’ideologia o “al discorso elogiativo che il potere tiene su se stesso”, secondo Guy Debord.
Il vero conformismo come insegnarono i grandi autori dell’epoca del codice Hays, sta nell’adeguarsi senza personalità, alla moda delle ideologie correnti, oggi il politicamente corretto.
Hollywoodland
Testi: Michele Masiero
Disegni: Roberto Baldazzini
Editore: Sergio Bonelli Editore
Prezzo di copertina: € 22,00
a cura di Gianni Solazzo
(gianni.solazzo@gmail.com)