Si tratta di un album composto da 15 brani, partendo da No Mercy, carico di energie e sonorità tipicamente punk della vecchia scuola. Anche Electric Storm segue lo stesso binario della precedente. Le strutture sono molto semplici ed il processo creativo avviene in maniera al quanto spontanea.

Certo che alla base del genere c’è questa volontà di essere più trasgressivo che musicalmente colto, seppure in questa epoca, potrebbe essere un modo al quanto retrivo di essere anticonformista ma, a prescindere da questo, il disco prosegue con Rebel Rock che sembra direttamente uscita dagli anni ‘70/’80 nella quale le influenze sono quelle del punk old school e, probabilmente, del glam ancora in fase nascente.

Animal Desire si tinge, inizialmente, di elettronica, per poi proseguire sulla scia del resto dei brani e passando alle sonorità punk, con questa batteria che scandisce un ritmo costante ed i giri armonici formati su due, massimo tre accordi, con un solito intermezzo solista da parte della chitarra, più o meno copione simile per il brano successivo Black Rock’n’Roll , nel quale appare una armonica a fare un cameo.

Ghost Rider si apre con un interludio a metà tra cinematografico e gregoriano, per poi passare al riff iniziale di chitarra accompagnato da percussioni, lasciando che poi tutto ritorni sulle atmosfere punk, con sfumature di surf rock e samba rock, passando a Tainted Love, nella quale, invece, le atmosfere si colorano di psichedelia e di jazz con il batterista che utilizza spazzole, tipiche, anche, dello swing ipnotico di Nancy Sinatra o di Elvis in un brano come Fever.

The Black Cat è uno pseudo rock n roll molto energico, con tanta vitalità presente anche in Sin che, però, è decisamente più punk che rock n roll. Haunted House è un brano decisamente cavalcante, mentre Ashes si avvicina di più al pop, con armonie e melodie più morbide, così come in Zombieland che potremmo considerare una ballata punk ed indubbiamente il brano che funziona di più. The Queen è di nuovo un pezzo punk, con i soliti tre accordi girati e rigirati con lo stesso stilema.

In Presence una nota di merito alla scelta di inserire un organo rock-jazz, seppur per un lasso di tempo veramente breve. Interessante comunque. The Devil non poteva di certo essere una ballata romantica. Infatti è un brano strumentale molto tirato, con questa ritmica stile marcetta e un giro dei tre accordi martellante con le chitarre che lavorano esclusivamente con i power chord.

In conclusione il disco è puramente frutto di una visione molto punk, frutto, forse, di una necessità più estetica che contenutistica, considerato come il punk nasce e come ora sia al quanto anacronistico.

Vi lasciamo dunque all’ascolto di Crazy Trip per potervi gustare il mondo dei Magic Jukebox.

Link per lo streaming dell’album su Spotify:

https://open.spotify.com/album/6sr4zCkui1b4EyvmQ2VMhb

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