Fornace di Livia Llwellyn

Fornace di Livia Llwellyn

Liviia Llwellyn è nata in Alaska e, assieme al conterraneo Laird Barron e al canadese Simon Strantzas, compone una ideale avanguardia di nuovi autori di punta del weird provenienti dalla parte più settentrionale del continente nordamericano. Se in tutti e tre questi autori appare evidente il richiamo quantomeno tematico alla pesante eredità di Howard Phillips Lovecraft, forse proprio nelle narrazioni di Livia gli spunti di orrore cosmico e fascinazione verso l’ignoto del Maestro di Providence vengono sublimati al meglio rispetto agli altri autori citati, in una poetica del meraviglioso e del terrificante che riesce davvero a legarsi alle inquietudini della contemporaneità. Fornace è la sua seconda raccolta di racconti, pubblicata originariamente nel 2016 e giunta finalista agli Shirley Jackson Awards, come la precedente Engine of Desires. I quattordici racconti qui presenti mostrano la maturità e varietà sia stilistica che tematica dell’autrice. Troviamo la tensione alienante e il degrado suburbano della metropoli moderna, sublimata nella immaginaria Obsidia, città protagonista di molte storie della Llewellyn. In questo contesto l’arcano e l’insolito irrompono sotto forma di visioni shoccanti quali l’incubo di un deragliamento metropolitano rivissuto ciclicamente (Panopticon) o l’inspiegabile infestazione di ragni nell’appartamento di un moderno e claustrofobico complesso residenziale (Stabilimentum). Ma Livia Llewellyn sa spaziare non solo tra le ambientazioni temporali, ma anche tra i generi, contaminando il weird con la fantascienza dal sapore cyberpunk con visioni di società future dominate dalla fusione tra organico e biomeccanico, in cui si muovono esseri una volta umani e ora equipaggiati da appendici artificiali che sono sia raffinati strumenti di morte che nuove terminazioni sensoriali in grado di ridisegnare l’identità e l’erotismo dei protagonisti (Vespa e Serpe). Senza disdegnare omaggi a tutto quanto ha preceduto la lezione di Lovecraft, attraverso truci sguardi sulla oscura Parigi di fine ‘700 (Cinereo) o una originalissima variazione sul tema del classico di Bram Stoker (Hai il diritto di cominciare).

L’indagine sulla sfera della femminilità permea molti dei racconti presenti, al punto da apparire quasi il vero leitmotiv dell’opera, che non a caso è dedicata anche “a tutte le altre ragazze del mondo”. Femminilità indagata come liberazione da dogmi e convenzioni etero-determinate in favore del recupero di una sensualità istintuale e spesso mistica che ha il sapore di un ritorno al paganesimo e alla comunione con la natura (Signore della Caccia; Alla Corte di Re Cupressacee, 1982) o della riconfigurazione delle coordinate dell’identità somatica e di genere (Ci si sente meglio a mordere). Femminilità violata, prevaricata, stuprata, che ritrova nei meccanismi onirici e dissociativi dalla realtà una via di fuga dalla condizione di silenziosa sottomissione (come in Alloctono, raggelante quadro di violenza familiare ambientato negli Stati Uniti della Grande Depressione).
Fornace, title track di questa collezione di piccole sinfonie weird (e del resto non è questa stessa parola, “fornace”, una metafora della femminilità come crogiuolo creativo e maternità?) è una storia evocativa e allegorica su una città morta che si decompone nello statico e afoso calore di una estate al suo tramonto e su una giovane protagonista narrante. Il tema della maternità aliena e arcana ritorna in I Misteri e, a seguire in L’ultima pulita, luminosa estate, che è di certo l’episodio che più marcatamente richiama la poetica di Lovecraft, con la sua visione di pratiche innominabili in un paesino sulla costa del Pacifico che non può non richiamare la ben nota Innsmouth. E ancora, l’analisi penetrante e l’impietosa allegoria della condizione femminile, con deliranti visioni di stupri di fanciulle inermi da parte di creature solo parzialmente umane, e una Magna Mater che una volta tanto non viene dalla Terra bensì dalle vastità oceaniche.
Il campionario stilistico della Llewellyn si estrinseca in una prosa ricca di ritmo metrico, di descrizioni rese con poche pennellate ma fortemente visuali e immersive, e che sa districarsi abilmente anche con le onomatopee e il linguaggio cybernautico, come avviene nel pluripremiato racconto E l’amore non avrà alcun dominio, in cui il classico tema della possessione demoniaca si aggiorna all’era del web stalking. Chiude l’antologia il racconto L’irraggiungibile, che forse più di tutte trascende i classici canoni della narrazione weird, di grande forza onirica e al contempo dal sapore autobiografico. Ulteriore tassello del mosaico composto dalla Llewellyn nel rappresentare la sfera identitaria della moderna femminilità, e che dal richiamo alla pratica della tauromachia come metafora sessuale (analizzata nei suoi rapporti di reciproco dominio e nel suo oscillare tra amore e violenza) trascende in un’ultima, potente elegia pagana.

Livia LlewellynL’AUTRICE
Nata e cresciuta in Alaska, Livia Llewellyn esordisce nel 2005 con il racconto Brimstone Orange, mentre nel 2010 pubblica il romanzo breve Profondità (pubblicato dalle Edizioni Hypnos nel 2016), una storia dai toni molto cupi, appartenente al ciclo dei Miti di Chtulhu, dove viene introdotta la città di Obsidia, protagonista di molte sue storie. La sua prima raccolta, Engines of Desire: Tales of Love & Hother Horrors (Lethe Press, 2011), è finalista agli Shirley Jackson Awards come miglior antologia personale. Lo stesso riconoscimento avviene per la successiva raccolta Fornace, nel 2016. Le sue opere oscillano tra horror, narrativa erotica e dark fantasy e sono caratterizzate da un’intensa carica emotiva.

Fornace
Autrice: Livia Llewellyn – traduzione di Elena Furlan
Editore: Edizioni Hypnos
Pag. 243
Codice ISBN: 9788896952726
Prezzo di copertina: edizione cartacea € 16,90 – 15,21 se acquistato sul sito di Hypnos Edizioni; ebook € 5,99 – 5,39 se acquistato sul sito di Hypnos Edizioni

a cura di Vincenzo Barone Lumaga

(vinxblack@hotmail.it)

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