Una traccia strumentale della durata di 4 minuti quella di Marco Germani nella quale è racchiuso tutto lo spirito e l’influenza del rock, in special modo quella della corrente progressiva.
Protagonista indiscussa del brano è la chitarra che si lascia andare in virtuosismi tipici della scena musicale degli anni ’80 e ’90, vedi Steve Vai o Joe Satriani.
Non c’è alcuna forma di distacco dai canoni di quella scena, tanto da riproporla in ugual maniera, con il tipico sound riconducibile ad un’epoca ben delimitata e con la classica attitudine nel voler mostrare il virtuosismo dei musicisti che la suonano, in particolare modo nella scelta dei continui soli di chitarra, spesso suonati in velocità e muovendosi tra le diverse scale.
Sicuramente destinatari di questo brano sono tutti coloro che amano il genere e che amano ascoltare un tipo di concezione musicale differente, spostata dalla concezione dell’arte che vuole emozionare l’ascoltatore, a quella che si interessa alla valorizzazione della sola capacità virtuosa del musicista o della scrittura.
Il brano è molto distante dalle logiche di mercato attuale ed anche dalla sperimentazione attuale nel mondo della musica.
La volontà è sicuramente molto lontana da quella di voler sperimentare. Ci si è affidati a schemi già costruiti e consolidati, senza alcun apporto proprio alla costruzione o elaborazione di nuovi linguaggi. Per questo e per altro il linguaggio masticato in questo brano risulta poco decifrabile dalle masse e più vicino alle nicchie.
Chiudiamo facendo gli auguri a Marco Germani per questo nuovo singolo. Vi invitiamo ad ascoltare il brano per potervi fare una vostra idea.
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