L’unico aspetto positivo di questa pandemia è che l’isolamento da positività al covid 19 mi ha dato molto tempo da dedicare all’ascolto. Ritorno ragazzino, quando passavo intere giornate davanti al mio stereo Technics a caricare vinili e CD nei decks, magari in compagnia di qualche amico appassionato. Del resto come si fa a vivere senza musica?

Il web mi ha portato tante amicizie e l’opportunità di recensire artisti emergenti, in modo da avere una percezione più precisa della scena underground attuale, imparare generi nuovi e fare confronti con il passato: oggi mi dedicherò a Resonanz Kreis e il suo nuovo album Methodology.

Ascolto in streaming, ma subito mi rendo conto di come questo prodotto sarebbe perfetto per un bel vinile da mettere sul piatto e osservarlo mentre gira ipnoticamente: un sound a BPM non esagerati e molti sample acustici accompagnati da una gradevole elettronica sintetica di sottofondo. Definirla musica elettronica sarebbe, a mio giudizio, riduttivo proprio per la presenza di molti strumenti “analogici” (percussioni, chitarre, cordofoni, bassi), anche se il concetto del “loop” e della sovrapposizione è alla base di tutti i brani: percepisco un’enorme conoscenza del sound anni ’90 alla Massive Attack (uno degli ultimi live pazzeschi che sono riuscito a vedere prima del lockdown), Nine Inch Nails, Aphex Twin, Enigma.

L’album è una ruota che gira perfetta, incalzante, un viaggio onirico, una finestra verso interessanti nuovi mondi. L’utilizzo di sample che sembrano passi e respiri mi porta in oriente con uno zaino in spalla, coraggioso turista fai da te osservatore della semplicità, della povertà e di una cultura lontana dal consumismo, l’autore fa dello strumentale una necessità per non contaminare l’ascolto con un cantato che potrebbe far perdere l’immersione totale all’interno di un sound grasso e analogico, perfetto per un prodotto realizzato professionalmente e con una cura maniacale del dettaglio che porta gradevoli saturazioni lo-fi, bassi precisi e pan graduali, solo in pochissimi punti si sentono delle voci intense, più che altro recitate (Time to change).

Un Budda Bar più massiccio e intenso, perfetto per una degustazione di buon vino o per un videogioco, ottimo anche per un documentario di viaggio di qualche pazzo esploratore.

Aspettando un vinile che comprerei volentieri, faccio i complimenti all’autore e lo ringrazio per avermi fatto passare una giornata di isolamento in modo piacevole, tornando indietro di molti anni, chissà mai che si possa anche collaborare in futuro, perché finalmente ho trovato qualcuno con gusti molto affini alla mia parte “non rock”.

Links per lo streaming:

Spotify: https://open.spotify.com/album/5cW1f9X43n0nSUXOYBeJuL

Deezer: https://deezer.page.link/sxQq35pnbi8tMJ9NA

Bandcamp: https://resonanzkreis.bandcamp.com/album/methodology

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