Ciao, grazie per la disponibilità. Cominciamo subito tornando indietro nel tempo. La passione per la musica la ritroviamo nella composizione di colonne sonore per i due documentari: L’Ombra Del Vapore e Il Limite. Cosa ti ha spinto alla composizione delle colonne sonore?

Grazie mille a voi per l’occasione! L’ombra del Vapore e Il Limite sono due cortometraggi documentari (entrambi non oltre i 30 minuti). Durante il montaggio entrambi i film avevano delle esigenze sonore molto particolari e ho capito che per ottenere determinate cose potevo mettermi in gioco. L’Ombra del Vapore è ambientato all’interno di un inceneritore e i suoni dell’ambiente erano molto interessanti e caratteristici. La mia esigenza era perciò quella di avere un tema musicale che non coprisse ma che invece si integrasse con i suoni già presenti. Ho perciò semplicemente rallentato dei suoni e utilizzato delle note lunghe come un bordone in alcuni passaggi. L’unico brano “riconoscibile” è un sample di un ragazzo che conobbi allora che si chiama tOni, per l’incipit del film , che è l’unico momento fuori l’inceneritore. Il Limite parla di un villaggio sperduto in India, di una società di crioconservazione negli Stati Uniti e di un metodo di sepoltura alternativo in Svezia. Sono perciò tre storie intrecciate su tematiche “al confine”. Volevo che la colonna sonora fosse qualcosa di ultraterreno, che da un lato riconducesse al mondo materiale, ma dall’altro portasse lo spettatore su un piano completamente differente. Più che musica volevo un corposo lavoro di sound designer integrato al montaggio, e qualche passaggio ritmico-melodico. Nulla del genere esiste nelle librerie musicali. La svolta è arrivata quando ho conosciuto un duo di ragazzi trentini che si chiama Mono Impala. I loro pezzi sono per lo più rumoristici, realizzati solo con field recording e campioni. Li ho contattati e molto gentilmente mi hanno fatto avere 50 minuti di musica filata. A quel punto ho alternato i loro pezzi (che sono perciò coautori della colonna sonora) a qualcosa che ho fatto io. Per fare un esempio ho “ricreato” il suono di silos metallici dentro la società di croconservazione (in realtà silenziosi) ma non volevo farlo in maniera realistica piuttosto ho messo dei loop e creato un ambiente a metà strada tra il reale e l’immaginifico.

Quale è il nesso tra la svolta spirituale, di cui leggiamo, e la nascita del progetto di Karrambah?

Il nesso è la presa di coscienza che limitare la mia identità al mio lavoro mi aveva intrappolato all’interno di dinamiche alla lunga dannose. Invece credo che siamo persone in continua trasformazione che siamo libere di essere chi vogliamo, nel momento in cui riusciamo a mantenerci “vergini” a ciò che ci succede attimo dopo attimo. Credo che sia perfettamente normale avere delle credenze e delle idee su quello che ci circonda. D’altro canto i paradigmi che ci auto-imponiamo (consapevolmente o meno) restringono il campo delle infinite possibilità che abbiamo in ogni istante. È un meccanismo che ci porta a fare delle scelte che percepiamo “obbligate”. Sostanzialmente nel momento in cui dobbiamo scegliere qualsiasi cosa (che piatto ordinare al ristorante, dove organizzare le vacanze, se cambiare o meno lavoro, ecc ecc) scattano in noi dei micro pre-giudizi basati su esperienze passate che ci portano a una scelta. Mi sembra ovvio che sia un meccanismo utile per vivere, ma è anche vero che ci precludiamo tantissime esperienze. A un certo punto mi sono reso conto di quali meccanismi applicavo per impedirmi di dare il via a un progetto musicale, e ho incominciato a viverlo.

Cosa ti preme maggiormente esprimere con la tua musica?

Vorrei condividere con altri le emozioni delle scoperte fatte riguardo alla dimensione magica della realtà e la libertà che abbiamo di vivere le emozioni con i saliscendi ritmici che hanno.

Memorie Notturne Di Sogni Diurni nasce da emozioni provate in prima persona, oppure no?

Certamente, ma credo che sia così per ogni atto creativo. Le emozioni sono in circolo sempre, anche e soprattutto quando non vengono a galla in maniera evidente. Le mie emozioni sono condivisibili con gli altri e possono essere riconosciute.

Un’ultima domanda, prima di salutarci e ringraziarti ancora per la disponibilità: non possiamo non fare riferimento a questo periodo di emergenza. Sappiamo che il settore musicale è uno dei più colpiti, quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Questi brani erano pronti prima del lockdown, quindi questo periodo mi ha dato la possibilità di preparare al meglio i live che saranno, inoltre sono già al lavoro su pezzi nuovi. Credo che dopo quello che abbiamo vissuto tutti ne usciamo cambiati e con una scala delle priorità modificata. Dobbiamo prenderne atto e far sì che sia una esperienza utile per prendere più coscienza di noi stessi, della vita che viviamo e della morte inevitabile. Che intendo non solo come morte del nostro corpo materiale ma che il ciclo vita-morte è anche quello che ci permetti di trasformarci in ogni momento. Tutti noi dobbiamo imparare a lasciare andare gli aspetti di noi che non ci sono più. Questo lo ritengo valido non solo come singoli individui ma anche collettivamente. Il settore musicale può imparare a lasciare andare ciò che non c’è più e vivere la crisi che sta vivendo come un’importante opportunità di trasformazione.

Grazie mille!

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