Creatura di Davide Stocovaz

Creatura di Davide StocovazIl 17 maggio del 2010 mi trovavo a bordo di un peschereccio che solcava le profonde acque del Quarnaro, lungo le coste della Croazia. Il cielo era coperto da grosse nubi, che si addensarono nel primo pomeriggio. Non ricordo l’ora esatta ma, a un certo punto, la rete a strascico catturò qualcosa di grosso.
Il capitano, Goran Simic, uscì sul ponte assieme agli altri membri dell’equipaggio. Abbassando lo sguardo, notammo una sagoma scura dibattersi nella rete. Iniziammo a tirarla verso la superficie. Gli uomini si armarono di fiocine e arpioni. Eravamo convinti di aver preso uno squalo. La nostra preda era ormai vicina alla superficie. Colpimmo ripetutamente quella sagoma finché smise di muoversi e l’acqua intorno non si tinse di un rossore cremisi. Allora la tirammo a bordo per capire di cosa si trattasse.
Restammo sgomenti.
Era una creatura mai vista prima. Aveva una forma cilindrica, lunga quattro metri e con un diametro di tre. Si trattava sicuramente di un pesce branchiato nel suo aspetto, ma presentava delle mutazioni: aveva zampe anteriori palmate, una bocca straordinaria, la pelle spessa e scagliosa e un unico occhio profondamente incassato.
Sorpresi, ci guardammo l’un l’altro, senza riuscire a dare un nome a quella cosa.
Il capitano sorrise, disse che avevamo appena scoperto una nuova specie di pesce e che, di certo, tale rinvenimento ci avrebbe fruttato un bel po’ di soldi. Il morale dell’equipaggio salì a dismisura.
Ci stavamo ancora complimentando a vicenda, dandoci ampie pacche sulle spalle, quando l’intero peschereccio rollò sotto i nostri piedi. Dovetti reggermi al bordo per non cadere in acqua. Abbassando lo sguardo, vidi chiaramente una sagoma scura, lunga più di dieci metri, passare sotto il natante agitando l’enorme coda. Non ebbi il tempo di avvisare i miei compagni che il peschereccio si inclinò in maniera spaventosa, riversandoli in mare. Li vidi annaspare tra le onde. Rimasi da solo, sul ponte. Allora tutta l’imbarcazione scricchiolò e vibrò, s’inclinò di nuovo e questa volta anch’io persi l’equilibrio e finii tra i flutti. Annaspai lontano, a diversi metri di distanza. Quando riemersi, vidi il peschereccio rovesciarsi sul fianco travolgendo alcuni uomini urlanti. Gridai dal terrore.
Poco più in là vidi il capitano che cercava di restare a galla. Qualcosa lo travolse dal basso, sollevandolo per mezzo metro fuori dall’acqua, poi l’uomo svanì tra le onde agitando le braccia. Mi guardai attorno. La costa era lontana e il peschereccio fuori uso. Ero convinto di essere arrivato alla fine.
Un salvagente mi passò sotto il naso e lo afferrai con tutte le mie forze. Iniziai a nuotare verso riva. Qualcosa mi strusciò le gambe. Aumentai la velocità, preso dal panico. Poi la nuova creatura, forse genitore o genitrice dell’altra che avevamo catturato, emerse dal mare, proprio davanti a me. Il suo unico occhio, grande quanto la mia testa, mi fissava glaciale. I secondi passarono come ore mentre restavamo fermi lì, uomo ed essere infernale, uno di fronte all’altro.
A un certo punto sentii il suono acuto di una sirena.
L’occhio gigantesco svanì lentamente mentre il suo proprietario si immergeva di nuovo. Forse era sazio.
Volgendomi, vidi un secondo peschereccio che si dirigeva verso di me. Fu il momento in cui ebbi più paura, mentre aspettavo che mi raggiungesse per trarmi in salvo. Forti braccia mi sollevarono strappandomi dal mare e dal rischio di cadere nelle fauci di quell’entità senza nome.
Quando chiesi ai miei salvatori se erano riusciti a vederla, quelli mi guardarono stralunati asserendo di non aver visto niente, tranne il nostro natante che si rovesciava.
Descrissi loro l’animale e ne ricavai sguardi silenziosi, come se fossi pronto a un ricovero immediato.
Ancora oggi, nessuno riesce a credere alla mia versione dei fatti. Non servono né psichiatri né psicologi, tantomeno le terapie a cui sono stato sottoposto, perché quanto ho visto corrisponde al vero.
E intanto quella creatura viaggia libera e indisturbata nelle profondità dell’alto Adriatico.
Prego per voi che non possiate mai incrociare la sua stessa rotta.

Davide StocovazL’AUTORE
Davide Stocovaz nasce a Trieste nel 1985.
Terminati gli studi partecipa alla realizzazione di cortometraggi e documentari.
Nel 2010 vince il Primo Premio per la Sceneggiatura Mattador, dedicato a Matteo Caenazzo, con la sceneggiatura Istinti.
Nel 2014 il suo racconto L’ultima Sinfonia viene pubblicato nella raccolta Morte a 666 giri curata dalla Dunwich Edizioni, con un contest ideato in collaborazione con LetteraturaHorror.it.
Nel 2016 viene pubblicato il suo primo romanzo: Zanne nelle Tenebre (Editrice GDS)
Nel 2017 viene pubblicato il romanzo dal titolo Abissi (Elison Publishing).
Nello stesso anno esce la raccolta di racconti La Voce e altri racconti (Franco Puzzo Editore)
Nel 2019 viene pubblicato il racconto lungo Tra due fuochi (La Sirena Edizioni)
Nel 2020 viene pubblicato il romanzo Krampus-la leggenda è viva (Dark Zone Edizioni)

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