Ciao Marco, ci parli dei tuoi “inizi”?

Ciao Clubghost! Ho iniziato da piccolo con lo studio della musica classica e del pianoforte. Successivamente ho studiato sintesi sonora sui sintetizzatori che hanno un po’ caratterizzato i suoni degli anni ’80. Avevo 15 anni ed ero molto interessato ai suoni dell’epoca, cercavo di riprodurre ciò che ascoltavo nei primi album dei Talk Talk come It’s My Life o nei dischi dei Depeche Mode. Era un periodo musicalmente molto interessante. Ho inziato presto anche a far parte di varie band che si formavano nella città in cui sono nato, Vercelli, una piccola cittadina di provincia dove c’è sempre stato un forte fermento musicale.

Quando hai capito che saresti diventato musicista?

E’ qualcosa che ho sempre coltivato perché in casa mia si ascoltava molta musica ed io più che limitarmi ad ascoltarla volevo ralizzarla. Fin da piccolo mi emozionavo molto nel sentir uscire il suono da uno strumento, sia che fosse un pianoforte, un sassofono o qualsiasi altra cosa. Credo di averlo capito in quel momento.

Abbiamo ascoltato Trust, basato sulla fiducia tra l’uomo e la natura, cosa ti ha ispirato maggiormente?

Ciò che mi ha ispirato maggiormente è stato l’ambiente naturale in cui vivo e con il quale ho la fortuna di potermi relazionare quotidianamente. Passeggiando per boschi e per montagne sono sempre attento ai suoni che posso ascoltare, dal frusciare delle foglie al vento ai miei passi o ai rumori in lontananza. Da qui l’idea per Trust, quella di cercare un parallelo tra due cose che apparentemente sembrerebbero distanti: i suoni della natura e i suoni di un sintetizzatore.

Per quanto riguarda Voyage, l’inedito, leggiamo di viaggio inteso come movimento in ogni sua forma. Movimento degli uomini, animali, oggetti. Un viaggio dal profondo verso la superficie. Siamo curiosi di sapere se queste sensazioni e visioni sono legate ad un’esperienza che hai vissuto oppure sono frutto della tua immaginazione.

Quando si intraprende un viaggio si torna sempre un po’ diversi da quando si è partiti. Il tema del viaggio mi è sempre stato a cuore per questo motivo, per l’idea di cambiamento contenuta in esso. Con questo brano ho voluto proporre questa idea, cercando di farlo in modo abbastanza neutro, senza imporre il mio viaggio ma stendendo un tappeto sonoro nel quale ognuno potesse intraprendere il suo, anche stando comodamente seduto sul divano.

Conoscendo la situazione e le difficoltà dell’industria musicale italiana oggi, ci puoi dire com’è relazionarsi con un pubblico come quello italiano?

Oggi il principale problema credo che sia rappresentato da una abbondante offerta musicale e da una limitata predisposizione all’ascolto. L’abbattimento dei costi di produzione, se da un lato permette a molti più artisti di talento di giocarsi le proprie carte, dall’altro consente un po’ a tutti di poter fare musica, e non tutta la musica è musica di qualità. In questa situazione è difficile farsi notare a meno che non vengano investite ingenti somme di denaro. Tuttavia ritengo che oggi, per gli artisti, rispetto al passato, ci siano molte più possibilità di farsi notare da un pubblico interessato, e questo è positivo.

L’elettronica sembra prendere sempre più piede. A cosa pensi sia dovuto?

Penso sia dovuto alla bontà della musica e alle capacità degli artisti. Oggi in ambito elettronico ci sono diversi musicisti davvero interessanti che riescono a dire cose nuove e al passo con i tempi. E’ una mia opinione personale ma se qualcuno è in cerca di nuovi stimoli musicali, l’elettronica è il luogo dove cercarli.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro? C’è in programma un tour promozionale per Trust?

Al momento non ho in programma un tour promozionale per Trust ma non escludo di poter organizzare un live-set per il futuro.

Secondo te, quanto è importante trasmettere visioni con la propria musica?

Per come intendo io la musica, trasmettere visioni è la cosa più importante. Le immagini e i suoni sono archetipi presenti nella coscienza degli esseri umani fin dall’inizio della loro storia. La musica è un linguaggio universale in grado di richiamarli e di stimolare l’immaginazione delle persone. Nel mio modo di fare musica questa funzione occupa una posizione dominante e la mancanza di parole e di testi, è funzionale a questo modo di intendere la musica. Ringrazio Clubghost per questa intervista e rivolgo un saluto a tutti i suoi lettori.

Link per l’ascolto di Voyage, nuovo singolo di Emmeffe:

https://open.spotify.com/album/1U9mNl9rFM8XDUnOYMfwId

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